Il clima che si vive è intriso di roba vecchia. Molti pensano e dicono che i vecchi, con la loro esperienza, aiutano ad indirizzare il vivere comune, quando la vita si ripete seguendo paradigmi senza alcuna variante. Eppure la storia insegna che non è mai così, il tempo della storia non si ripete mai, ineluttabilmente.
Perché le variabili colgono e propongono sfumature sempre nuove per agganciarsi ed obbligarci ad inevitabili aggiornamenti. Ora Draghi, che ha un suo passato, ricoprendo ruoli di alto rango, non credo possa ripetersi con ricette preconfezionate sulla scorta delle esperienze attraversate, ma deve recuperare una buona dose di rinnovata consapevolezza per aiutare la nazione italiana a fare un altro passo nel suo cammino storico.
Per cui il suo esercizio di comando sarà rimodulato in base alle nuove delineate criticità: debito pubblico, reclusioni private da covid, restrizioni pericolose, condizioni di vita revisionate per nuove domande di mercato. Insomma la rivoluzione è dietro l’angolo perché naturalmente necessaria ed ancora non si è percepito compiutamente.
Qualcuno, anche nelle analisi, vive l’oggi ancora legato a vecchie visioni ed interpretazioni, sì da immaginare di poter rivivere la vita dell’altro ieri: quella ricca di sicurezze, che non si vuole mai cambiare, quella che ci vede conservatori nell’anima, quando invece il mondo gira e va verso un’altra direzione. Così Draghi non può, per evidenti ragioni, professare ed applicare riedizioni del suo passato, delle svendite di Stato mediante le privatizzazioni dell’industria pubblica, quello che prova a mantenere in vita un’economia di stenti con asset decotti, quello del pareggio di bilancio perché lo pretendono l’euro e l’Europa.
Certamente non sarà uomo dell’assistenzialismo a gogó, della spesa come spreco, della nazione acquietata e senza chanches. Draghi sarà un altro interprete di queste novità e se qualcuno pensa che sarà sempre e comunque quello di ieri, è frutto solo di pigrizia o perché la sua mentalità è preda del vecchio conio senza saper e/o riuscire a coltivare nulla di nuovo: ovvero sperimentare innovazione e fantasia, governo e intelligenza, direzione nuova con nuove responsabilità e necessaria competenza.
Draghi ci porterà verso un orizzonte definitivamente diverso: nel funzionamento delle istituzioni, nel modificare le professionalità, nell’immaginare un’Italia obbligata a cambiare senza più danzare il suo ultimo ballo come se fosse al tramonto sul Titanic.