Il caso degli insulti rivolti da un professore a Giorgia Meloni rispecchia lo stato della democrazia in Italia. Non è il primo e, probabilmente, non sarà nemmeno l’ultimo. Già l’altro giorno parole di odio si erano riversate sulla senatrice Liliana Segre solo perché aveva ritenuto, quest’ultima, necessario vaccinarsi e invitare le persone a vaccinarsi. Su entrambe parole di odio che non fanno onore a un Paese che suol dirsi democratico.
Ed è ancora più grave quando a pronunciare insulti e parole d’odio sono professori – in generale, ancora di più docenti di storia contemporanea e giornalismo – che dovrebbero insegnare alle nuove generazioni il rispetto verso le idee altrui. Così come è da condannare quando testate giornalistiche da sempre stimate a livello nazionale si abbassano ad attacchi personali di bassissimo livello. Proprio i giornali che da sempre si pongono come baluardo della libertà di parola.
«Ieri sera m’è preso il mal di miserere quando ho sentito quell’ortolana della Meloni (…) Datemi dei termini: una rana dalla bocca larga? Una vacca? Una scrofa? Cosa devo dire?». Queste le parole pronunciate da un professore dell’Università di Siena contro Giorgia Meloni.
«Io non posso vedere in Parlamento gente simile, cioè di un’ignoranza di tale livello, che non ha mai letto un libro in vita sua, e che poi – afferma sempre contro la leader di FdI – possa questa gente rivolgersi da pari a pari con un uomo come Mario Draghi». Ed ecco il punto secondo il professor Gozzini. Giorgia Meloni non avrebbe dovuto rivolgere la parola al nuovo Messia sceso in terra “a miracol mostrare”.
Niente da togliere a Mario Draghi, su di una persona del suo calibro e con il suo curriculum non c’è niente da discutere. Ma perché la leader di un partito che rappresenta una fetta – per altro, anche decisamente sostanziosa – di italiani non avrebbe dovuto osare tanto? Più che un attacco omofobo, razzista e sessista sembra un attacco di bile, di un professore rosicatore di professione.
Purtroppo non è l’unico caso. In Italia la democrazia vale fino a un certo punto. Fino a quando non la pensi diversamente, a quel punto meriti parole d’odio e vieni apostrofato d’ignoranza e d’indegnità.
E non bastano le scuse il giorno dopo. «Per il fatto di aver usato delle parole sbagliate durante la trasmissione sono a porgere le mie scuse a tutti quanti, a Giorgia Meloni per prima e a tutte le persone che si sono sentite offese» ha detto Gozzini. Non bastano perché nel frattempo tanti altri hater hanno imitato il professore senese scatenando un clima d’odio surreale. Troppo facile scusarsi dopo.
«Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo». Parole che in Italia dovrebbero tornare di moda.