Napoli | Comune, Acer Campania e il patrimonio abitativo napoletano allo sfascio

di Luigi Rispoli

In questi giorni l’area metropolitana di Napoli è stata interessata da temporali particolarmente violenti, accompagnati talvolta da fenomeni meteo estremi particolarmente pericolosi (trombe d’aria, grandinate e nubifragi).

La cosa di per sé non desterebbe preoccupazione se tutto ciò non avesse avuto pesanti ripercussioni sullo stato complessivo, già grave peraltro, delle case popolari che a Napoli e nella sua provincia versano in condizioni molto precarie.

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Infatti, questi episodi temporaleschi hanno finito per incidere notevolmente ed in maniera estremamente negativa sul patrimonio di edilizia residenziale pubblica che patisce sul nostro territorio un abbandono totale da parte degli enti gestori con la manutenzione del tutto assente da moltissimi anni.

In questi giorni si sono registrate numerose situazioni di estremo disagio dovuto ad infiltrazioni d’acqua che in maniera copiosa, attraverso i lastrici di copertura, penetrano negli alloggi costituendo in molti casi, secondo il nostro punto di vista, anche un elemento che mette a repentaglio la incolumità degli stessi conduttori delle case popolari.

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Se la situazione del patrimonio gestito da Acer Campania appare grave, quella del Comune di Napoli è assolutamente drammatica con una società di gestione, la Napoli Servizi, che ha ormai raggiunto il numero di circa 1.600 richieste di interventi urgenti al mese alle quali non viene data, neanche parzialmente, alcuna risposta.

Naturalmente più si va avanti nel tempo e più la situazione diventa preoccupante con gli assegnatari che lamentano condizioni di estrema precarietà anche in considerazione che la gran parte degli edifici fu costruita nel dopo terremoto utilizzando le tecnologie degli edifici prefabbricati in cemento armato e creando un’edilizia di scarsa qualità.

La cosa grave è che, contrariamente all’Acer, dove pure in questo momento si brilla per immobilismo, con il Comune di Napoli per l’utenza è difficile anche una semplice interlocuzione, e con l’assessore competente, Alessandra Clemente, che oggi è distratta anche dalle vicende della prossima campagna elettorale per l’elezione del Sindaco.

Insomma, tra la campagna elettorale ormai prossima e le vicende dell’ennesimo rimpasto voluto da de Magistris, l’amministrazione comunale non sembra in grado di dare le opportune e necessarie risposte per rendere dignitoso l’abitare all’interno degli alloggi di proprietà comunale.

Proprio ora, invece, sarebbe necessario una amministrazione capace di cogliere l’opportunità offerta dal decreto “Rilancio”, per utilizzare l’Ecobonus ed il Sisma bonus e risolvere, in questo modo gran parte dei problemi strutturali che attanagliano l’edilizia popolare, dall’umidità dovuta dai ponti termici strutturali o da scadenti serramenti che penetra negli ambienti, al grande dispendio di energia degli involucri degli ambienti nonché programmare, laddove necessario, interventi di consolidamento.

Oppure aderire al Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’abitare del MIT, previsto dalla Legge n. 160 del 27/12/2019, e finanziare in questo modo interventi di riqualificazione di quartieri di edilizia residenziale pubblica, di incremento di alloggi di edilizia residenziale sociale, compresi la realizzazione e l’acquisto di alloggi da utilizzare a rotazione per le assegnazioni temporanee destinate alle famiglie destinatarie di provvedimenti di sfratto.

Invece, questa amministrazione continua a dimostrare enormi limiti in termini di programmazione e capacità gestionale e questo non mi lascia fiducioso sulla possibilità che si dimostri all’altezza di intercettare le risorse disponibili, come risulta evidente anche dal fatto di non aver mai affrontato, nella sua decennale esperienza, le problematiche dell’edilizia residenziale pubblica, dimenticando quindi l’emergenza e l’emarginazione sociale che questo comporta.

Per tanti le politiche per la casa sono esclusivamente un argomento da campagna elettorale, nessuno considera che, soprattutto con riferimento alla edilizia residenziale pubblica, essa rappresenta un pezzo importante dello stato sociale che ha a che vedere non solo con l’edificio, ma che deve essere intesa anche come una modalità di inclusione sociale nella quale gli abitanti dei rioni popolari, costituita da fasce di persone meno abbienti, vive a pieno titolo la città.

Napoli, nella gestione delle case popolari non può continuare ad andare avanti senza un piano di gestione ben organizzato, né può affidare l’amministrazione sociale degli immobili alla sua partecipata Napoli Servizi che assiste gli inquilini con grandi sforzi e poche risorse ed il cui operato però non è sufficiente al raggiungimento di un livello accettabile dei servizi offerti.

È necessario dare una svolta radicale al sistema e bisogna assumere consapevolezza che quando si parla di ridare vivibilità alle periferie si deve necessariamente immaginare di partire proprio dalla gestione dei rioni popolari perché il bisogno di un forte sostegno sociale in questi territori esiste e non può più essere ignorato con un totale abbandono da parte dell’amministrazione comunale come è stato in questi anni.

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