Campania zona arancione, i ristoratori chiedono di riscrivere le regole. Di Porzio: «Nuova chiusura sarebbe terribile»

di Redazione

Il ritorno alla zona arancione potrebbe essere la fine per le attività dei ristoratori campani. Molte già hanno chiuso e con questo nuovo cambio di fascia lo spettro del fallimento si avvicina per tanti altri esercizi commerciali. Completamente insufficienti gli aiuti arrivati fino a ora da parte dello Stato.

«Tornare in zona arancione è una mazzata terribile. Stavamo lavorando un po’ a pranzo per pagare i debiti, restare a galla, una nuova chiusura è difficilissima da reggere per tutti i ristoratori» ha dichiarato Massimo Di Porzio, presidente del ristoratori di Confcommercio a Napoli e titolare della pizzeria Umberto a Chiaia, all’agenzia Ansa.

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«Non capisco questo accanimento nei confronti dei ristoranti e dei bar – dice – tutti gli altri negozi restano aperti, tutti possono ammucchiarsi nei grandi store di abbigliamento, nei supermercati. E noi? Ci chiudono, lo trovo insostenibile, bisogna rivedere le regole, lasciare possibilità a chi ha spazio di rimanere aperto per guadagnare quello che ci serve a pagare qualcosa, se chiudiamo di nuovo diventa veramente dura, è una tragedia per un settore già in ginocchio».

«La chiusura – spiega – serve per combattere la movida, ma mentre nei ristoranti ci sono spazi e protocolli applicati, altrove non è così, le persone si vedono dovunque. E’ chiaro che se ho dieci metri quadrati devo chiudere, ma se ne ho 500 posso distribuire i clienti e lavorare. Oppure facciano il lockdown, chiudano tutto per un mese, facciano le vaccinazioni e poi si riparte, ma basta questa incertezza che cambia da un giorno all’altro».

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Nonostante le chiusure però tasse e imposte ci sono lo stesso. «Ci è arrivata – racconta – la Tari dal Comune da pagare entro il 16 marzo in un’unica rata. E’ la stessa cifra del 2019, con un piccolo sconto del 5-10%, che significa? Come si fa a pagare? Per i ristoranti la Tari è una cifra altissima e non abbiamo prodotto gli stessi rifiuti, perché siamo stati chiusi 5 mesi nel 2020 e altri tre mesi abbiamo fatto solo delivery, è assurdo».

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