Obiettivo Amministrative | Politica di palazzo e liste civiche, Caserta ha bisogno di un Mario Draghi

di Nicolò Antonio Cuscunà

Nuovo governo, pandemia continuando, nell’imminente primavera si andrà al voto Amministrativo in tantissimi comuni italiani. In scadenza naturale o anticipata, rinnoveranno Consigli Comunali di grandi e piccole città. In Campania, ritorneranno al voto 4 comuni capoluogo su 5, Napoli, Salerno, Benevento e Caserta. Con largo anticipo, nelle differenti realtà territoriali, il fermento elettorale è attivo.

Napoli capoluogo regionale, dopo un decennio d’amministrazione de Magistris (Masaniello d’estrema sinistra), per la politica nazionale rappresenterà un dato importantissimo, pari se non superiore alle elezioni di Roma Capitale. Entrambi le città sono un test importante, ambedue potrebbero rappresentare il cambiamento in atto.

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La Napoli di de Magistris contrapposta all’egocentrismo di Vincenzo De Luca. La destra (senza leader) col civismo mareschiano, sostenuto da Lega-F.d.I. e F.I.. La Capitale Roma, presenta la novità Carlo Calenda contro il perdurante degradato pentastellato della Raggi. Il PD di Zingaretti s’appiatterà al grillismo, saprà rischiare in proprio o sceglierà le competenze del liberismo-sociale di Calenda?

L’incognita degli avvenimenti Nazionali determineranno la salvezza o la condanna della “caput mundi”. La Capitale d’Italia Roma e la capitale del Sud Napoli, meritano un’attenta analisi che in seguito faremo. Nel frattempo ci soffermeremo sui 3 comuni campani capoluogo di provincia.

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Di due su tre i giochi sembrano fatti. La città di Salerno è in blocco granitico schierata con l’amministrazione uscente di chiara impronta deluchiana. Il successore del sindaco trasformatore della città – Vincenzo De Luca -, sostiene il prosieguo del progetto rinnovativo, avrà gioco facile sui competitor?

Benevento, l’operazione mastelliana di sostegno a De Luca, ed il successivo tentativo romano dei costruttori – Lonardo-Mastella -, metterebbe al sicuro la riconferma dell’inossidabile Lupo del Sannio Clemente da Ceppaloni, dipende solo dal PD.

Caserta ha bisogno di un Mario Draghi.

A meno di un miracolo, la città della Reggia è condannata a sprofondare verso l’ultimo posto delle città capoluogo italiane. L’analisi di quanto accade in città, provincia e regione la condannano inesorabilmente a restare miseramente disamministrata dall’uscente Carlo Marino (quota PD). In zona “cesarini”, molto attivo nell’imbiancare la città nascondendo con lustrini e pajette la monnezza accumulata durante la sua sindacatura.

I fatti.

Dati e fatti di cronaca, registrati negli anni, condannano Carlo Marino. Sostituirlo dovrebbe essere cosa naturale e semplice. Al contrario, così non sarà. L’auto candidatura di Marino, inizialmente subita in silenzio e con freddezza dal PD, è stata accettata, ma non da tutti. A sinistra (usiamo un eufemismo improprio) distinguo e distanze da e contro Marino aumentano di giorno in giorno.

Un’ampia compagine politica mantiene in vita una credibile opposizione alternativa al marinismo. Nomi eccellenti e credibili, del vero socialismo democratico, personaggi dell’associazionismo e d’esperienza aggregante s’interrogano come meglio rappresentare il cambiamento.

Caserta ha bisogno di una rivoluzione “dragoniana”.

Nel mentre l’area della sinistra antagonista al marinismo organizza l’alternativa, uguale fermento non s’intuisce a destra (localizzazione definita sempre come eufemismo). I partiti, o i simulacri, dei movimenti collocati specularmente alla posizione occupata da Carlo Marino, attuano un lentissimo riscaldamento di sensi e di idee. Più che lentezza, sembrerebbe un tatticismo attendista di non facile comprensione. La politica non è solo tattica, è principalmente passione, competenza e intelligenza.

Attendere le mosse dell’avversario si deve e si può quando non lo conosci, non nel caso Marino comunemente detto: «carta conosciuta». Conosciuto dal lontanissimo 1997, assessore nell’amministrazione Falco, uomo di potere non facile di carattere, approdato nel Partito Democratico non certo per folgorazione ideale.

Caserta vive una «pessima esistenza», per cui, chi vi nutre amore non dovrebbe tentennare per salvarla. Incontrarsi per apparire movimentisti non serve neanche ai “social”. In politica, chi ha tempo e perde tempo genera solo sfiducia. I risultati sono all’attenzione anche di chi non comprende di politica. L’accesso di massa ai social, l’uso e l’abuso degli stessi ha ridotto la politica ad un vociare globale del nulla.

La perdita di tempo ha generato le fughe in avanti del “civismo di area”. Il proliferare delle cosiddette “liste civiche” ha molte spiegazioni. Caserta non rientra tra i comuni piccoli e piccolissimi in cui le liste fai da te rimangono l’unico momento partecipativo elettorale. Caserta ha una lunga tradizione culturale politico-amministrativa di “destra” di opposizione e di “governo”. Tradizione non più rappresentata dai contenitori locali riconducibili ai partiti e movimenti nazionali. Il disastro Marino non è solo «farina del suo sacco». Le cosiddette “opposizioni” ne sono in parte ugualmente responsabili.

Caserta è esempio classico e calzante della fine dei “partiti”.

Il dissolvimento del “Conte bis” ed il ricorso, quasi unanime, alla “speranza Mario Draghi” dimostrano: la crisi della politica, di partiti e movimenti, la ricerca di “nuovi ambiti politici”. Di sicuro non c’è ancora nulla, i prossimi giorni dimostreranno concretezze o fumosità. Zingaretti & C., sostenuti da certa informazione di stantia concezione, sono più preoccupati ed impegnati a giustificare l’adesione della Lega di Salvini all’ipotesi di governo Draghi che a spiegare i motivi della propria al fianco dell’inaffidabile Matteo Renzi – IV – e degli ondivaghi-trasformisti pentastellati.

Caserta potrebbe rappresentare un laboratorio innovativo, votato al bene comune della civitas, più che al bene di persone o di simulacri partito. Siamo portati a non credere a questa “innovazione storica”. Caserta non ha partiti credibili, ma uomini simbolo di loro stessi inseriti in contenitori vuoti.

L’analisi degli avvenimenti politico amministrativi, i risultati elettorali regionali lo dimostrano. Dimostrano più che chiaramente l’apporto elettorale proveniente da personaggi assunti alla bisogna. Riempitori d’occasionali bisogni, utili a se stessi ed agli ospitali simboli.

Appare chiaro il motivo del trastullo, dei distinguo, delle riunioni vuote di contenuti, del menare il cane per l’aia. Più che la “Civitas” interessa il posizionamento da contrassegnare con la personale bandierina. Attenderemo uomini e programmi, strategie ed alleanze.

Appello alla coscienza civile della “civilissima Caserta”.

La città non può perdere l’occasione di cambiare, il cambiamento non può essere imposto dall’alto. Coscienza dei singoli finalizzato al bene comune dev’essere principale attore di scelte epocali. La città fisica, col suo pulsare culturale e sociale, deve rinascere e diventare viva necessità, fatta di competenze e professionalità. Urlatori, imbonitori, maghi e saltimbanchi non servono.

Mario Draghi per salvare Caserta.

Il miracolo Mario Draghi è possibile. Il tramonto di fascismo e comunismo, di destra e sinistra, di sovranismo e populismo, di progressisti, onesti e puri, sardine e bibitari è in atto. Appena 10 giorni addietro le divisioni manichee esaltavano e affossavano uomini, gruppi e governi, rappresentavano non valicabili confini. L’era Draghi apre a nuovi confini e grandi orizzonti, con o senza la “piattaforma Rousseau”.

Quanto non realizza la politica dei simboli, può realizzarlo il civismo competente, la politica deve rendersene conto e farne profitto.

Per Caserta si può e si deve, chi ha potere decisionale, s’interroghi ricordandosi d’essere di passaggio, Caserta è e resterà oltre le umane miserie

Setaro

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