Hanno beneficiato, per ben 15 anni, del vitalizio previsto per i familiari delle vittime della criminalità organizzata, pur non avendone diritto, per la cosiddetta ‘Strage di Sant’Alessandro’ a Torre Annunziata del 1986. Strage in cui persero la vita 8 persone e altre 7 rimasero ferite.
Stamane i militari del comando provinciale della guardia di finanza ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo, emesso d’urgenza da questa Procura della Repubblica di Torre Annunziata, di beni del valore di oltre 166 mila euro nei confronti di due donne, moglie e suocera di un affiliato al ‘clan Gionta’, per il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
Le due donne avevano ottenuto l’assegno nel febbraio del 2002 in quanto moglie e figlia di una delle vittime della strage. Beneficio economico però ritenuto incompatibile con il fatto che la figlia della vittima, nel 1999, si era sposata con un esponente della camorra e detenuto dal 2017 con l’accusa di associazione mafiosa, e condannato in via definitiva per altri reati nel giugno del 2018. Matrimonio non dichiarato dalla donna per poter continuare a beneficiare dell’assegno.
Nel 2009, la Prefettura chiese ripetutamente alle due donne di aggiornare le informazioni sulla loro situazione familiare, al fine di poter verificare la loro estraneità ad ambienti criminali, requisito previsto dalla Legge per poter beneficiare del vitalizio. Le due beneficiarie, però, omisero di rispondere e simularono una separazione consensuale tra i coniugi omologata dal Tribunale di Torre Annunziata.
Le indagini della guardia di finanza hanno consentito di accertare il carattere fittizio della separazione tra i coniugi, essendosi acclarato che, successivamente alla separazione, nel 2017, la coppia aveva avuto un’altra figlia e che la moglie (talvolta unitamente alla suocera) aveva continuato ad effettuare i colloqui con il marito nel carcere di Secondigliano, ove questi è tuttora ristretto.