Ormai in tempi di Covid la strenna natalizia è stata sostituita dalla stretta natalizia. Infatti, è quella che il premier Giuseppe Conte si prepara a varare a breve in vista dei giorni che ci separano dal Natale e soprattutto dalle regole che entreranno in vigore dal 21 dicembre.
Sembrava che la tensione si fosse allentata e che la progressiva attenuazione delle colorazioni delle singole regioni italiane, sempre più lontane dal rosso, avesse indotto a una maggiore serenità e fiducia. Invece, sono bastate le scene di assembramenti nelle principali vie dello shopping per gli acquisti natalizi, o per la semplice volontà di respirare un po’ di aria del Natale, che la soglia di attenzione è schizzata ai massimi livelli.
Indice Articolo
- Conte valuta un nuovo Dpcm con nuove restrizioni fino al 21 dicembre
- Oggi mozione della maggioranza in Senato sugli spostamenti: sì tra comuni con 5mila abitanti e per non più di 30 km
- Meloni: «Stupita da Salvini. Non è il momento dei tatticismi»
- Salvini: «Non voglio entrare al governo con né con Pd né con il M5S»
- In Aula al Senato arriva il dl Ristori. Domani via libera con il voto di fiducia
- Alla Camera primi votazioni in Commissione Bilancio per la manovra
In diretta da Fabio Fazio a Che tempo che fa il supercommissario Arcuri senza giri di parole ha detto che «oggi sui siti si vedono le immagini dei centri con insopportabili assembramenti di persone». Mentre a Roma sia l’area della Fontana di Trevi è stata chiusa per via dell’eccessivo affollamento e sia due fermate della Metro.
Certamente a questo ha anche contribuito l’annuncio della cancelliera Angela Merkel di disporre un lockdown duro e generale fino al 10 gennaio, facendo dietro front rispetto alle aperture disposte non più di qualche giorno fa. E così già la riunione di ieri sera tra Conte e i capidelegazione ha indicato la strada che probabilmente sarà seguita e cioè una stretta fino al 21 dicembre quando entreranno in vigore le norme de nuovo Dpcm.
Conte valuta un nuovo Dpcm con nuove restrizioni fino al 21 dicembre
E’ possibile che sia varato un nuovo Dpcm ma molto dipenderà dalla riunione di questa mattina con gli esponenti del Cts e il ministro Lamorgese per capire il da farsi. Possibile nei festivi l’adozione del ‘regime Merkel’ con la chiusura di tutti i negozi eccetto alimentari e beni di prima necessità. Così come sarebbe possibile un anticipo del coprifuoco con, inoltre, la chiusura di bar e ristoranti. Il tutto per ridurre gli assembramenti e le occasioni di affollamento.
Comunque, ancora nulla è deciso anche perché il governo registra la solita divisione tra rigoristi, tra cui vanno annoverati i ministri Boccia e Speranza, e quelli meno favorevoli a soluzioni rigide come il ministro Bellanova di Italia Viva. Al centro il premier Conte al quale il difficile compito di trovare una mediazione. L’ennesima, anche se l’ipotesi che fino al 21 dicembre tutta l’Italia possa tornare zona rossa è molto probabile, o almeno nel week end.
Oggi mozione della maggioranza in Senato sugli spostamenti: sì tra comuni con 5mila abitanti e per non più di 30 km
Intanto, la maggioranza sembra aver trovato una quadratura sugli spostamenti tra i piccoli Comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Infatti, sarebbe prevista l’eccezione per coloro che vivono nei comuni con meno di 5mila abitanti e comunque per spostamenti non superiori ai 30 km. Oggi dovrebbe essere depositata la mozione in Senato in vista del dibattito che dovrebbe esserci mercoledì.
Una seduta chiesta con forza da tutto il Centrodestra che ha già depositato la sua mozione in cui si chiede l’abolizione tout court del divieto di spostamento. Opposizione che, tra l’altro, nella composizione ampia cioè con i cespugli terrà una conferenza stampa in Senato intorno alle 12 per presentare il pacchetto di emendamenti alla manovra. Una nuova dimostrazione della compattezza del centrodestra dopo il vertice la scorsa settimana.
Meloni: «Stupita da Salvini. Non è il momento dei tatticismi»
Centrodestra che però sta vivendo momenti di frizione dopo l’uscita di Matteo Salvini riguardo la disponibilità della Lega a un governo di scopo o ponte. Ieri Giorgia Meloni ha puntato il dito contro il segretario del Carroccio dicendosi dalle colonne del Corriere della Sera «abbastanza stupita. E’ un momento troppo grave per potersi permettere tatticismi esasperati o fughe in avanti. Serve grande responsabilità, da parte di tutti».
Salvini: «Non voglio entrare al governo con né con Pd né con il M5S»
Per la verità Salvini ha poi prontamente corretto la rotta, non è la prima volta in questi mesi, ribadendo che «Non voglio entrare al Governo con il Pd nè con il M5S. Gli italiani hanno problemi più importanti dei rimpasti e noi abbiamo il dovere di dialogare con Conte perché questo è il Presidente del consiglio. Poi mi auguro che il governo cambi il prima possibile, ma negli ultimi giorni, con il centrodestra unito, abbiamo potuto fare molto».
Dal canto suo la maggioranza cerca di trovare una via d’uscita dopo le bordate sferrate negli ultimi giorni da Matteo Renzi. Ieri l’ex premier è rimasto silente ma l’eco delle sue parole non si è spento. Giuseppe Conte in questa settima dovrebbe incontrare i vari leader singolarmente, per poi avviare la riflessione in un vertice allargato. La verifica è quindi nei fatti, passaggio obbligato, ma bisogna vedere se questa porterà a un rimpasto. Quello che è certo che il Quirinale vigila con attenzione su quanto sta accadendo, e anche con un po’ di apprensione.
Il premier Conte ha relazionato dettagliatamente sulla situazione il presidente Mattarella, il quale come da prassi attende che sia la maggioranza ad individuare la strada migliore da percorrere. E’ evidente che se si dovesse trattare di cambi in poche e meno rilevanti caselle ministeriali, non sarebbe necessario alcun passaggio parlamentare. Altra cosa è se si trattasse di un rimpasto ampio, allora sì che si dovrebbe aprire una crisi formale.
E proprio su questi scenari in molti nella maggioranza si interrogano, nel senso che soprattutto con un partito come il M5S senza guida e di fatto balcanizzato, un rimpasto potrebbe avviare un processo il cui esito è difficile prevedere. Ecco perché Conte e i suoi collaboratori sono molto cauti e valutano con attenzione il da farsi.
In Aula al Senato arriva il dl Ristori. Domani via libera con il voto di fiducia
Intanto, va avanti l’attività parlamentare. Oggi in Aula al Senato approda il dl Ristori e già domani dovrebbe essere votato con la fiducia. Stessa sorte, forse verso il fine settimana, per il dl Sicurezza, sempre che l’ostruzionismo, in particolare della Lega, non faccia slittare i provvedimenti.
Alla Camera primi votazioni in Commissione Bilancio per la manovra
Alla Camera, infine, la legge di Bilancio ha iniziato a vedere i primi voti in Commissione Bilancio. Il calendario prevede l’approdo in Aula verso il 16 e il voto finale per il 20, questo per consentire prima di Natale anche al Senato di approvarla definitivamente. Ma a tenere banco sono le riunioni di maggioranza per dirimere alcuni nodi: uno su tutto la proroga del superbonus 110 per cento, che per il M5S deve essere fino al 2022 e su cui il Pd al momento non sembra voler cedere. Ma il tempo scorre e quindi bisognerà trovare in tempi rapidi un’intesa.
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