Dove è finita e cosa ne è dell’eleganza del modello occidentale ed italiano?

di Eugenio Preta

Il velo islamico rappresenta oggi certamente una sfida di civiltà, indossato da donne venute da lontano che abitano ormai le nostre città ma sono rimaste orgogliosamente legate alla loro identità originaria.

Di fronte all’esagerazione dei giudizi e per sdrammatizzare ogni ipotesi di conflittualità, diciamoci soltanto che si tratta di un pezzo di stoffa e chiediamoci invece che cosa ne è stato della nostra tradizione vestimentaria, ridotta senza eleganza nè distinzione, incapace di rappresentare la vera identità occidentale.

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Che fine ha fatto, ad esempio, la tradizionale eleganza italiana, i suoi creatori di stoffe e di tagli impeccabili, che cosa resta ormai di quella francese e di quella dei maestri anglosassoni creatori di conce inimitabili, della ricchezza degli abiti occidentali frutto di una tradizione cristiana che non ha mai temuto la sperimentazione di nuove forme e nuovi tessuti nè le loro dimensioni variabili o le diverse tipologie dei corpi che li avrebbero indossati?

Che fine hanno fatto i vestiti da cerimonia o quelli da serata, dove è finita la cura che si usava nel vestirsi per uscire con gli amici o partecipare ad un concerto o ad una rappresentazione teatrale?

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Il velo islamico del resto è percepito oggi come un’arma e come il simbolo di un esercito che sembra preparare proprio una guerra, senza esagerazione, perché oggi le guerre non si combattono più solo con le armi e la Storia da tanto tempo ci ha insegnato che la vittoria non resta un episodio isolato ma deriva dalla convinzione e dalla fierezza di ciascun combattente.

Le donne occidentali indossavano velette e cappelli nelle nostre Chiese, i religiosi portavano il saio con fierezza ed umiltà (prima di abbonarsi al clergyman), nei parlamenti era richiesta una tenuta formale per dare valore alla rappresentanza dei cittadini, gli uomini si toglievano il cappello quando entravano in chiesa o cedevano il passo ad una donna. Tutti questi, simboli che erano il frutto di una storia culturale potente espressi da donne ed uomini che non avevano alcuna esitazione a dimostrare la loro identità, la loro cultura, il loro essere profondo.

Oggi che la situazione appare particolarmente difficile e sembra essere diventato necessario disarmare i portatori di coltello venuti a sgozzarci, è giunto il momento di ritrovare una dignità che possa contribuire a farci riscoprire i nostri modi di essere, dall’abbigliamento al comportamento, con eleganza accresciuta, una forma per dimostrare la sostanza della nostra eccellenza e la voglia di opposizione alla decadenza annunciata.

Le epoche storiche che hanno permesso all’occidente di affrontare e vincere l’Islam conquistatore sono state caratterizzate anche dalla magnificenza e dalla ricchezza del nostro quotidiano, del nostro modo di vestire, dalla classe delle nostre donne e dei loro cavalieri. Al loro confronto le tenute dei musulmani erano di una povertà e di una tristezza infinite, segno della debolezza di una civiltà che dimostrava chiaramente la sua inferiorità di fronte a quella cristiana, che si dimostrava però sempre capace di integrare e di superare le differenze.

Solo ricatturando quel gusto per le antiche bellezze l’Occidente potrà riuscire a creare un nuovo quadro culturale di integrazione, un metodo di contrapposizione che abbiamo smarrito da tempo, da quando cioè abbiamo smesso di credere in un’identità di cui oggi sembriamo vergognarci, dalla sfera dell’eccellenza del nostro modello comportamentale via via a tutti quelli societari più importanti.

Invece di aver paura dovremmo fare amare il nostro modello occidentale non facendo ricorso a gratuite volgarità, volute bruttezze o ricercate provocazioni quanto piuttosto suscitando l’ammirazione, il desiderio, l’attrazione: il rispetto,invece di crearci inimicizie in quanti, a ben guardare, non sono poi tutti veramente ostili.

Tanti musulmani vivono ormai in Europa e la maggior parte di loro lavora e si è integrata sedotta e affascinata dal modello occidentale che rispettano e seguono e non vogliono assolutamente cedere – finché almeno avranno il nostro rispetto – nelle mani di quegli estremisti di Allah che cercano in ogni modo di attirarli e radicalizzarli.

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