Il governo vara il Ristori ter ma dietro l’angolo ci sono il quattro e il cinque. Nel 2021 scostamento per 20 miliardi

di Dario Caselli

Il decreto Ristori si fa in tre. Confermando le anticipazioni il provvedimento, che negli obiettivi del governo dovrebbe sostenere la crisi delle imprese travolte dalle chiusure della seconda ondata, ha visto la luce nella notte. In tutto si tratta di circa 2 miliardi di euro gran parte ricavati dalle risorse stanziate nei precedenti provvedimenti e non utilizzate.

Insomma, un recupero di soldi effettuato grazie a quell’articolo inserito a suo tempo in uno dei primi decreti varati dal governo e che dava al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, la facoltà di spostare le risorse dove meglio convenisse.

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Stavolta un testo breve fatto di soli 6 articoli dove la gran parte delle risorse, circa 1,4 miliardi serviranno per rifinanziare il fondo per i contributi a fondo perduto per le attività colpite dalle restrizioni anti-Covid. Si prevede, poi, una dotazione di 100 milioni in più a disposizione del commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri per «l’acquisto e la distribuzione sul territorio nazionale dei farmaci per la cura dei pazienti con COVID-19».

Inoltre, è disposta la creazione di un fondo da 400 milioni nel 2020 per consentire ai Comuni «di adottare misure urgenti di solidarietà alimentare». I fondi andranno erogati ai Comuni entro 7 giorni dall’entrata in vigore del decreto.

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In effetti, il Ristori ter rappresenta soltanto un tassello di una strategia più ampia che il governo ha deciso di costruire per contrastare la crisi economica dovuta alla seconda ondata. Infatti, contestualmente al dl Ristori ter il governo ha dato il via libera all’ennesimo scostamento di bilancio, il terzo, per circa 8 miliardi di euro. Scostamento che servirà a finanziare il Ristori quater che dovrebbe vedere la luce prima della pausa natalizia.

Governo pronto a nuovo scostamento di bilancio per il 2021

Palazzo Chigi

Infine, agli inizi di gennaio il quarto scostamento di bilancio, stavolta per una cifra intorno ai 20 miliardi di euro, che servirebbe a finanziare un ulteriore decreto che così andrebbe a chiudere il cerchio aperto con il primo Ristori. Il governo spera così di aver realizzato una strategia efficace, senza dimenticare anche la manovra di 38 miliardi di euro, per frenare la crisi e pure le proteste che si stanno sollevando da più parti dopo le chiusure dovute a questa seconda ondata.

Il tutto in attesa che arrivino i tanti agognati soldi del Recovery Fund, anche se al momento la situazione appare cristallizzata con le posizioni ben definite: da un lato Polonia e Ungheria che non accettano di sottoporre la concessione dei fondi Ue alla clausola dello Stato di diritto; dall’altro i Paesi dell’Ue che pretendono il rispetto dei principi stabiliti dai trattati ed enucleati, appunto, nello Stato di diritto. Toccherà alla Germania dipanare questa matassa e cercare un accordo che, però, al momento sembra davvero lontano.

Ecco perché il governo, nell’incertezza di quando arriveranno questi fondi, ha deciso di mettere un campo una strategia ad ampio raggio e di cercare di aggredire la crisi e il malcontento. Sul fronte parlamentare dopo le effervescenze degli ultimi giorni, scatenate dalle dichiarazioni di collaborazione di Silvio Berlusconi, il clima sembra essersi raffreddato. Ad esempio, l’ipotesi di un relatore di minoranza in quota Forza Italia alla manovra sembra essere definitivamente tramontata, così come al momento le ipotesi di collaborazione non hanno trovato alcuna realizzazione pratica.

Giovedì voto in Parlamento sullo scostamento di bilancio

Tajani, Meloni e Salvini

Lo scostamento di bilancio arriverà in Parlamento giovedì e qui bisognerà capire quale sarà l’atteggiamento del Centrodestra, che a fatica sta comunque cercando un punto di sintesi. Il fatto è che al di là delle rassicurazioni del governo passi concreti verso una collaborazione fattiva non si sono ancora visti. La manovra, visti anche i tempi molto stretti, lascerà poco spazio ai deputati, mentre al Senato non ci sarà modo per cambiarla. Ma soprattutto arriva con margini di bilancio alquanto ristretti.

Sul fronte dello scostamento di bilancio bisognerà vedere da qui fino a giovedì se ci saranno novità e se il governo verrà incontro alla richiesta fatta da Giorgia Meloni e da Forza Italia e cioè di conoscere per tempo a cosa saranno destinate gli 8 miliardi dello scostamento.

In realtà, la sensazione è di rivivere il film visto ad ogni provvedimento da marzo ad oggi e cioè con l’opposizione disponibile a collaborare ma che chiede di partecipare alla stesura dei provvedimenti, e dall’altro lato il governo e la maggioranza che a parole promettono condivisione ma poi tirano dritto per la loro strada.

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