Scacco al clan camorristico De Luca Bossa. Una doppia operazione congiunta effettuata da polizia e carabinieri, a Napoli e provincia, ha portato al fermo di sette persone accusate del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso ed al fine di agevolare l’organizzazione di appartenenza.
La prima operazione è stata effettuata dai carabinieri e dalla squadra mobile della questura di Napoli, coordinati dalla DDA, che hanno sottoposto a fermo Umberto De Luca Bossa, ritenuto il reggente dell’omonimo clan (figlio di Antonio, detto “Tonin o’ sicc”, detenuto in regime di 41/bis e fondatore della cosca) ed altre due persone ritenute affiliate alla stessa organizzazione camorristica: Roberto Boccardi e Mario Sorrentino.
Gli indagati, secondo gli inquirenti, hanno chiesto 5mila euro a una donna per consentirle di continuare a vivere con il figlio minorenne in un alloggio popolare del quartiere Ponticelli di Napoli ma la vittima non poteva pagare il “pizzo” ed è stata costretta a scappare per evitare ritorsioni: I reati ipotizzati dagli investigatori sono di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il secondo provvedimento di fermo è stato eseguito dai carabinieri di Torre del Greco (Napoli) e dal commissariato di Cercola, nel Vesuviano, anche questo per estorsione aggravata che riguarda quattro persone ritenute appartenenti allo stesso clan: si tratta di Giuseppe De Luca Bossa (fratellastro del fondatore Antonio “Tonin o’ sicc”), Eugenio Bonito, Domenico Amitrano e Carmine Fico che, secondi gli inquirenti, avrebbero chiesto un pizzo da 50mila euro al titolare di una concessionaria di già vittima dell’esplosione di un ordigno, lo scorso 9 settembre che gli ha procurato ingenti danni.
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