Italia in bilico tra coprifuoco e lockdown. Tutto dipenderà dall’andamento dei dati

di Dario Caselli

Se nella prima fase della pandemia la parola d’ordine, e anche un po’ magica, che tutti abbiamo imparato a conoscere è stata lockdown, indubbiamente quella di adesso è coprifuoco. O almeno fino a quando la situazione non sarà talmente grave da dover ripescare la prima parola.

Ed è il coprifuoco a cui si stanno aggrappando le varie Regioni, e anche il premier Giuseppe Conte, quasi come se fosse la classica coperta di Linus, per cercare di risolvere una situazione che giorno dopo giorno si fa sempre più grave. A parlare sono i dati che indicano aumenti sempre più consistenti di contagiati, di ospedalizzati e di malati che vanno nelle terapie intensive. Solo ieri altri 16mila contagiati. E così sempre più ospedali sono costretti ad esporre il cartello ‘sold out’ fuori.

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Circola anche una cifra per segnare quando si dovrà passare dall’una all’altra parola: 2300, che corrisponde al numero dei pazienti in terapia intensiva. Per ora siamo a poco meno di mille, quindi c’è ancora un discreto margine, ma la preoccupazione diventa giorno dopo giorno sempre più palpabile. E raggiunta la soglia dei 2300 bisognerà scattare al lockdown, segno che i coprifuoco e le altre limitazioni non sono riuscite a bloccare la diffusione del contagio.

Per il momento il premier Conte esclude il lockdown nazionale

Al momento è ancora difficile fare previsioni, quello che si può fare è guardare la curva dei contagi, fare proiezioni e soprattutto sperare che le nuove misure varate nel Dpcm di domenica abbiano qualche effetto. E’ più o meno quello che ha detto il premier Conte al Consiglio dei ministri di ieri, convocato per dichiarare lo stato di emergenza in Piemonte e in Liguria oltre che nelle province di Messina e Palermo per il maltempo. Naturalmente si è parlato della situazione contagi e in particolare si è tornati a guardare i dati.

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Il presidente Conte è ancora attestato sul fronte della cautela. Sa che un altro lockdown il Paese non lo reggerebbe, ma soprattutto sa molto bene che Confindustria e la grande imprenditoria stavolta non gli consentirebbero di chiudere nuovamente tutto.

Senza contare che imporre per la seconda volta il lockdown all’Italia sarebbe la certificazione davanti a tutti gli italiani del fallimento suo e del governo nella gestione della seconda ondata. E che serpeggi una certa sfiducia lo ha certificato ieri Alessandra Ghisleri in un sondaggio pubblicato su La Stampa, rilevando come stavolta la gente sia animata da sentimenti di rabbia e di sfiducia. Sentimenti che inevitabilmente si riverserebbe su Conte se dovesse schiacciare il bottone lockdown. Per questo, almeno per il momento, no se ne parla.

Inoltre, è quello che alcuni esperti gli hanno spiegato, gli effetti dell’obbligo delle mascherine dovrebbero produrre qualche risultato concreto all’inizio della prossima settimana. Quindi, è il ragionamento del premier, tutto sta nel superare questo week end per poter poi valutare con calma se il Dpcm di domenica ha prodotto qualche effetto. Altrimenti si dovrà procedere ad altre restrizioni.

Da oggi scatta il coprifuoco in Lombardia, Campania e Lazio

Per il momento tutto il lavoro lo stanno facendo le Regioni, che sulla loro pelle constatano il peso della seconda ondata. E come detto la parola d’ordine è coprifuoco. Oggi inizieranno la Lombardia, la Campania e il Lazio. Le prime due con una fascia oraria che parte dalle 23 fino alle 5 del mattino, mentre Zingaretti ha preferito far iniziare il coprifuoco un’ora dopo, alle 24. Intanto a Roma, Napoli e Milano sono sorvegliate speciali con le piazze della movida. Nella Capitale la sindaca Raggi ha già iniziato a transennare le zone più frequentate dai giovani e a rischio assembramenti.

Per quanto riguarda il Piemonte e la Liguria niente coprifuoco ma misure più limitate. Nella prima chiusi i centri commerciali non alimentari per il week end, mentre il governatore Toti ha deciso per il semplice divieto di assembramenti. A questo elenco di Regioni presto potrebbe aggiungersi anche la Calabria che lunedì dovrebbe varare l’ordinanza per far scattare il coprifuoco.

Ipotesi lockdown nella Regione Sardegna

A questa linea potrebbe distaccarsi, ma ancora non è certo, la Sardegna che fra poche ore potrebbe ripiombare nel lockdown. Si starebbero definendo gli ultimi dettagli per le attività produttive e altre misure. Una scelta drastica che in molti si augurano non faccia da apripista alle altre Regioni.

Da Palazzo Chigi si assiste a tutto questo movimento per il momento senza battere ciglio ma con l’evidente preoccupazione di ritrovarsi a breve in una confusione di disposizioni. Più di qualche ministro non ha mancato di sottolineare il rischio di trovarsi con ogni Regione che fa di testa propria e quindi con il risultato di avere 20 diversi modi di affrontare la pandemia. Il caos istituzionale oltre a un possibile stallo. Ecco perché si chiede al più presto un protocollo unico che individui il perimetro all’interno del quale le Regioni possano decidere e muoversi.

Governo valuta restrizioni su palestre, piscine e ricorso alla didattica a distanza

Dal canto suo comunque Conte non esclude la possibilità di intervenire a breve con ulteriori restrizioni su palestre, piscine, un utilizzo massiccio dello smart working e anche il ricorso alla didattica a distanza almeno per superiori e università. Su questo punto sono in tanti nel governo a sollecitare un ‘ammorbidimento’ della ministra Azzolina, che invece al momento non sembra intenzionata a fare concessioni. Rigidità che da molti appare incomprensibile visto che soltanto la scuola movimenta in totale circa 10 milioni di persone con tutte le evidenti conseguenze in termini di congestione dei trasporti e più in generale di veicolazione del virus.

Ciò non toglie che sia nel Lazio e nella Lombardia e prima ancora in Campania il ricorso alla didattica a distanza sia stato comunque stabilito ed a breve anche le Marche e la Calabria faranno lo stesso anche se in forme ridotte.

Meloni: «Si rischia un nuovo lockdown perché il governo è stato in lockdown per cinque mesi»

Giorgia Meloni sul Dl Sicurezza
Giorgia Meloni

Sul fronte dell’opposizione Giorgia Meloni dagli studi di Dritto e Rovescio torna ad attaccare Conte e il governo sull’impreparazione, chiarendo che «l’Italia non è in grado di reggere un nuovo lockdown. Non si è fatto nulla pur prevedendo che questo mostro sarebbe tornato. Si rischia un nuovo lockdown perché il governo è stato in lockdown per cinque mesi».

E sulla mancata collaborazione da parte del governo la leader di Fratelli d’Italia spiega: «Se si volessero condividere delle misure se ne parlerebbe quando non si stanno presentando già in conferenza stampa, a me la telefonata di cortesia non serve. Ormai mi sono convinta che la ragione per la quale abbiamo un Dpcm a settimana è perché Conte non vuole rinunciare al suo programma settimanale di domenica sera in prime time, alle 20.30, in cui lo guardano milioni di persone nella sua grandissima telenovela ‘Il decreto’».

Matteo Salvini

Salvini: «Nuovo lockdown sarebbe drammatico»

Sulla stessa linea anche Matteo Salvini per il quale un nuovo lockdown sarebbe «drammatico». Infatti, per il leader della Lega «le cose vanno fatte con prudenza e in base ad argomenti scientifici, non a sensazioni. In questo momento ci sono tanti contagiati, ma non tanti malati, per fortuna la situazione è profondamente diversa rispetto a quella dello scorso marzo dal punto di vista delle terapie intensive. Mi rifiuto di pensare a oggi a chiusure generalizzate perché sarebbe drammatico».

Tutto comunque dipenderà dall’andamento dei dati e da come passerà questo week end. La parola d’ordine per ora è coprifuoco, ma nessuno è in grado di escludere il lockdown.

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