Due senatori a vita e due ex di Forza Italia salvano Conte in Senato sullo scostamento di bilancio

di Dario Caselli

Eravamo quattro amici al bar. Così Gino Paoli cantava negli anni 90. Ieri, invece, al Senato era possibile canticchiare «Eravamo quattro senatori in Aula, due senatori a vita e due eletti in Forza Italia…». E questo perché tanti sono bastati ieri al premier Conte per portare a casa lo scostamento di bilancio, il terzo dopo quelli da 75 e 25 miliardi di euro, festeggiando per una «grande prova della maggioranza in Senato».

La realtà però, come spesso accade, è un po’ diversa. In primo luogo, perché sono soltanto 4 i voti di scarto che al Senato hanno consentito a Conte di mettere nel cassetto il secondo dossier della settimana, dopo aver incassato martedì il via libera sul Piano nazionale per la ripresa e la resilienza e le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo di fine settimana.

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Quattro voti che hanno permesso di raggiungere e superare la fatidica soglia dei 161, quota minima per il via libera allo scostamento di bilancio. Come detto due senatori a vita, Mario Monti ed Elena Cattaneo, e poi due senatori eletti nel Centrodestra e precisamente in Forza Italia, Sandra Lonardo (moglie di Clemente Mastella) e Raffaele Fantetti eletto all’estero. Decisivi, incece, sono risultati i 5 senatori ex Cinquestelle cacciati dal Movimento e l’indipendente Ruotolo.

Detto così, quindi, lo sbandierato successo del premier Conte assume un altro aspetto e soprattutto una diversa dimensione. Insomma, la maggioranza ha i numeri ma di certo manca di un’anima visto che ha dovuto fare riferimento a soggetti che chiaramente non fanno parte del ceto politico della maggioranza. Non una novità ma piuttosto una conferma del profondo stato di crisi in cui versa la maggioranza, e soprattutto della preoccupazione che serpeggia in particolare a Palazzo Madama, vero ventre molle dell’alleanza giallo-rossa, dove è più percepita la paura che la Legislatura possa saltare da un momento a un altro. Insomma, l’istinto di sopravvivenza dei senatori ha prevalso nuovamente.

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Ecco perché fanno sorridere, ma forse sarebbe meglio dire arrossire, i trionfalismi del premier Conte che commenta di aver «superato il quorum minimo richiesto. Al Senato c’era una situazione più delicata anche per qualche parlamentare non arruolato, per così dire, per la pandemia. E’ stata una grande prova della tenuta della maggioranza». Situazione, per la verità, niente affatto delicata visto che i senatori in quarantena erano soltanto 2, mentre gli altri due assenti, sempre del M5S, lo erano per altre ragioni.

Perciò, altro che situazione delicata. Di fronte il Centrodestra che, superando le divisioni, specie riguardanti il Mes sempre più richiesto da Forza Italia, si è astenuto sullo scostamento di bilancio votando, invece, contro la Nadef. Comunque sia adesso Conte può guardare con più sollievo agli impegni dei prossimi giorni. E in primo luogo alla manovra.

Infatti, fino a tarda notte è andato avanti il vertice convocato dal premier Giuseppe Conte per fare il punto sulle misure da inserire nella prossima legge di bilancio. Presenti, oltre al ministro dell’Economia Riccardo Fraccaro e ai capi delegazione, i rappresentanti economici delle forze di maggioranza: i viceministri al Mef Laura Castelli e Antonio Misiani, il sottosegretario all’Economia Maria Cecilia Guerra e il presidente della Commissione Finanze di Montecitorio Luigi Marattin.

Giuseppe Conte, come ha spiegato da Capri ieri in serata punta a varare entro la settimana il pacchetto del Documento programmatico di bilancio che disegna le linee guida della legge di Bilancio. Sul tavolo ci sono alcune ipotesi oltre a quella dell’assegno unico per le famiglie, come la mancata proroga dello stop ai licenziamenti, come ribadito a Porta a Porta dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. A sua volta, invece, ci sarebbe la proroga del superbonus del 110 per cento sugli investimenti energetici e la riqualificazione sismica, andando oltre la scadenza fissata per ora a dicembre.

Chiuso il pacchetto Conte potrà dedicarsi al Consiglio europeo che si preannuncia delicato visto che al momento in Europa ancora non c’è accordo sul bilancio europeo, il che significa che il Recovery Fund rimane per ora bloccato. Il rischio è che i fondi non arrivino nemmeno per l’estate del 2021, il che sarebbe gravissimo sia perché l’economia italiana ha bisogno subito di risorse, ma anche perché buona parte delle risorse che serviranno per finanziare la manovra provengono proprio dal Recovery Fund.

Angela Merkel e Giuseppe Conte

Ecco perché Conte punta a sbloccare la situazione sfruttando anche la buona volontà della Germania di Angela Merkel, che da settimane sta portando avanti una sua offerta di mediazione per raggiungere un’intesa.

Di certo al ritorno Conte dovrà anche mettere testa al tema dei contagi in Italia. Ieri si è registrato un picco record con 7mila 332 contagiati in più a fronte però anche di un aumento dei tamponi ad oltre 150mila. Una situazione che inizia a preoccupare soprattutto sul fronte delle terapie intensive, al punto che il virologo Crisanti ha previsto un lockdown per il periodo delle feste natalizie.

Ipotesi immediatamente rigettata dalle categorie produttive ma anche da altri virologi, ma che comunque dà il senso della generale confusione che si sta vivendo. Sul punto il premier Conte ha spiegato che «non faccio previsioni per Natale ma faccio previsioni delle misure idonee, adeguate e sostenibili per prevenire un lockdown, ma molto dipenderà dal comportamento di tutta la comunità nazionale. E’ una partita dove vinciamo tutti, altrimenti perdiamo tutti».

Ma intanto il presidente Macron ieri sera in diretta tv ha annunciato il coprifuoco dalle 21 alle 6 del mattino per Parigi e altre grandi metropoli francesi, parlando apertamente di «seconda ondata» e di «situazione preoccupante». Senza dubbio una decisione non di buon auspicio, guardando alla situazione epidemiologica in Italia.

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