Il pallone nel caos, ma anche la politica. E protagonista è sempre il Covid. E’ durata molto poco, o almeno sembra essere così, l’età della convivenza con il virus. Lo ripeteva continuamente nei giorni più bui della pandemia il premier Conte, spiegando che sarebbe arrivato un momento in cui avremmo dovuto convivere con il virus e regolare di conseguenza la nostra vita, senza però stravolgerla.
Ecco, dopo ieri possiamo dire che quell’epoca deve ancora arrivare. Prima il balletto di Juve-Napoli con accuse reciproche e con il presidente juventino che parla di lealtà sportiva (sic) e poi il premier Conte che riunito con i capidelegazione e alcuni ministri prepara un altro dpcm con nuove misure tra cui l’obbligo di mascherine anche all’aperto.
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E’ evidente che la normalità è bene lontana, così come il motto ‘andrà tutto bene’. Ma senza dubbio anche la convivenza è fuori dai nostri radar. Ma partiamo con ordine. Il calcio. E’ stato questo il primo fronte a dimostrare che è il Covid a dettare le regole e non il viceversa.
Juve-Napoli ha fatto saltare equilibrio Protocollo
Juventus–Napoli ha fatto saltare quell’equilibrio che si riteneva raggiunto grazie al Protocollo, una sorta di Santo Graal capace di sconfiggere qualsiasi problema e di indicare la strada giusta. E invece proprio nella partita che da almeno 10 anni rappresenta il crocevia del campionato di calcio in Italia, e ormai fonte di polemiche, è stato celebrato il funerale al Protocollo che ha dimostrato la sua inadeguatezza e tutti i suoi limiti.
Limiti messi a nudo dalla Asl Napoli 1 che ha disposto la quarantena fiduciaria per la squadra del Napoli dopo il secondo caso di positività tra i calciatori. Dopo Zielinski, Elmas ed allora è scattato l’intervento dell’autorità sanitaria locale che, come ha ribadito in serata il Cts, e ancora prima il ministro Spadafora, è responsabile e competente in materia di contenimento del contagio del virus.
Questo ha fatto scattare il fermo nei confronti della squadra napoletana nel timore che si ripetesse quanto accaduto con il Genoa: solo due positivi all’inizio e dopo qualche giorno lo scoppio di un vero cluster. Così il Napoli si è trovato impossibilitato a spostarsi. In teoria avrebbe potuto anche decidere di partire ma si sarebbe trovata nelle condizione di essere denunciato penalmente proprio per aver violato la quarantena fiduciaria. Lo ha ribadito ieri sera un dirigente dell’Asl Napoli 2 intervistato in esclusiva da Canale 21 nel corso della trasmissione ‘Campania Sport’. Da qui la decisione di rimanere a Napoli.
Per Agnelli «c’è stata qualche inosservanza del Protocollo»
Scelta non condivisa dalla Juve, che con il suo presidente Andrea Agnelli si è appellato alla «lealtà sportiva», ribadendo che il Protocollo è chiaro e che consentiva di disputare la gara. Ma questo anche nel caso di una decisione dell’Asl? Qui Agnelli ai microfoni di Sky Sport dopo una piccola titubanza ha risposto che sarebbe partito e che piuttosto la decisione dell’Asl è giunta perché «c’è stata qualche inosservanza, che non è stato seguito meticolosamente» il Protocollo.
Agnelli, quindi, punta il dito contro la società Calcio Napoli responsabile, a suo dire, di non aver ottemperato alle misure previste dal Protocollo e per questo l’Asl sarebbe stata costretta ad intervenire. E’ evidente che sarà la giustizia sportiva e poi quella amministrativa, probabilmente si arriverà al Tar, a decidere e il 3 a 0 per la Juve non sembra così scontato.
Il Covid ha confermato che il Protocollo è vulnerabile
Quello però che emerge, ed ecco il caos e la mancata convivenza con il virus, è la vulnerabilità del Protocollo che non aveva previsto un aspetto fondamentale e cioè che la competenza della Sanità è regionale. Quindi aver firmato un documento con Cts e governo senza averlo condiviso con le autorità regionali è stato un grosso errore, di cui adesso se ne pagano le conseguenze.
Questo significa che bisognerà rimettersi attorno a un tavolo per riscrivere in parte il Protocollo insieme alla Regioni. Altrimenti possiamo dire che il Campionato di calcio è bello che finito, perché dopo la decisione di sabato dell’Asl di Napoli anche quelle delle altre Regioni faranno lo stesso, soprattutto considerando la curva in risalita dei contagi.
Conte pronto a nuovo Dpcm anti-Covid
Ma come detto non è soltanto nel calcio che il Covid detta i tempi, anche nella politica. Ieri sera il premier Conte ha riunito i capidelegazione della maggioranza con alcuni ministri. Tra i vari temi in agenda si è affrontata la questione del nuovo Dpcm. Il prossimo 15 ottobre scade lo stato di emergenza e il governo ha già annunciato che è intenzionato a prolungarlo fino al 31 gennaio. La curva all’insù dei contagi giustificherebbe per il governo l’estensione dello stato di emergenza. Ma non solo.
Domani il ministro Speranza in Parlamento
Infatti, si prevedono altre misure anti diffusione dei contagi e in particolare l’introduzione dell’obbligo della mascherina all’aperto. Inoltre, anche una stretta sulla movida con chiusure anticipate e limitazioni dei partecipanti alle feste private. In realtà per un quadro definitivo delle misure si attende l’intervento del ministro Speranza in Parlamento martedì, che relazionerà sulla situazione. Le ipotesi che circolano parlano di due Dpcm, il primo semplicemente per allungare lo stato di emergenza, mentre il secondo conterrà le misure.
Probabilmente ulteriori sviluppi ci saranno dopo il Consiglio dei ministri di questa sera dove, inoltre, saranno modificati i decreti Sicurezza così come chiedeva da mesi il Pd. Rimane l’incertezza del M5S sulla reintroduzione della protezione internazionale, ma Conte si dice sicuro di vincere le resistenze. Naturalmente altra cosa sarà il passaggio in Parlamento dove i numeri risicati dalla maggioranza al Senato fanno temere passi falsi.
Comunque questo si vedrà, perché l’obiettivo principale per il Pd è portare a casa la modifica. Sul fronte parlamentare, invece, al Senato è previsto il voto di fiducia sul dl Agosto. Non dovrebbero esserci problemi ma le tensioni nel M5S con un Di Battista sempre più all’attacco della dirigenza fa temere possibili smottamenti tra i Cinquestelle. Piuttosto a breve potrebbe ritornare di moda l’ipotesi del rimpasto. Ci starebbe pensando Matteo Renzi in un inedito feeling con il M5S favorevole anche a un nuovo accordo di programma.
Per il momento tutte ipotesi, anche perché come si è visto il bandolo della matassa non l’ha in mano Conte o la maggioranza ma il Covid. Sarà lui a decidere i prossimi passaggi della politica italiana. E non solo di quella.
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