Super Sud, un tuffo nella storia: secondo millennio, dalla lontana Scandinavia arrivano gli Altavilla

di Mimmo Della Corte

Al giro di boa fra il primo ed il secondo millennio, nell’Italia del Sud – ai confini, cioè, con l’impero ed i territori papalini – aveva conquistato il potere una nuova dinastia: quella Normanna. Un popolo che, originario della lontana ed inclemente Scandinavia, spinto a tanto dalla povertà di quell’area, aveva cominciato ad allargarsi verso il resto dell’Europa e, perfino, nel territorio americano, dove precedette di ben 6 secoli, l’arrivo di Cristoforo Colombo.

Una loro nutrita rappresentanza, ai primi del Mille aveva pensato bene di trasferirsi nell’Italia del Sud, spargendosi poi a macchia d’olio e originando una sorta di rosario insediativo, laddove un granello tira dietro l’altro e quest’ultimo ne trascina un altro ancora. Il fratello chiamando il fratello, questi il cugino, poi il cognato, subito dopo il nipote e via di questo passo.

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Cosicché, nel giro di qualche decennio divennero così numerosi e potenti da cominciare lentamente ad accrescere la loro influenza sul territorio. Influenza che cominciò a trasformarsi in conquista del potere, quando fra di loro riuscirono ad esprimere due capi dotati di capacità militare e genio politico. Erano i fratelli Roberto e Ruggero della famiglia degli Altavilla, che furono i veri protagonisti ed artefici della storia della propria dinastia.

Prima come alleato di signorotti pugliesi, poi per conto proprio (si era ormai alla fine dell’undicesimo secolo) Roberto, soprannominato il Guiscardo, conquistò il potere in Puglia ed alla morte di suo fratello Drogone, conte di Puglia, si impadronì di Melfi, togliendo al nipote Adelardo, figlio del defunto, tutte le sue terre.

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Cacciò, infatti, dalla Puglia le ultime guarnigioni bizantine, occupò Durazzo e Corfù, nel 1053 costrinse alla sconfitta l’esercito mandatogli contro dal papa, costringendo anche il pontefice a riconoscere le sue conquiste. Nel 1059, con l’avvento sul trono di Cristo di Nicolò II, fu nominato duca di Puglia e Calabria. Suo fratello, Ruggero, invece, aveva imboccato la strada che porta in Sicilia, nel frattempo divenuta una provincia musulmana dominata dai Kalbiti, una dinastia arabo-sicula che aveva saputo conquistare la fiducia del popolo, governando le proprie terre con saggezza e benevolenza.

Gli arabi erano riusciti a costruire un modello amministrativo di così grande spessore da non avere, all’epoca, confronti con quelli in vigore nel resto dell’Italia. Ruggero prima conquistò Messina, poi nel 1072 costrinse Palermo alla capitolazione e assunse il titolo di gran conte. Ma, proprio in conseguenza della saggezza e della capacità amministrativa con cui i Kalbiti avevano governato questi territori, per cancellarne il dominio furono necessari altri trent’anni.

Intanto, morti rispettivamente nel 1085 e 1101 i due fratelli Roberto e Ruggero, a proseguirne l’opera di costruzione del regno del Sud, furono i rispettivi figli. Quelli di Roberto, Boemondo e Ruggero, sconfiggendo i bizantini, ottennero il dominio diretto di Gallipoli, Otranto e Taranto, poi, con l’aiuto dello zio Ruggero di Sicilia, attaccarono Amalfi. E quelli di Ruggero, il quale alla morte del fratello si era occupato di organizzare il controllo dei territori occupati: vale a dire Giordano, Goffredo e Ruggero II.

E fu proprio quest’ultimo che, completata la conquista della Sicilia nel 1127, all’estinzione della famiglia dello zio Roberto, occupò i territori dei ducati di Puglia e Calabria, piegando la resistenza dei feudatari e di papa Onorio II che, dopo averlo scomunicato, decise di riconoscerne il titolo, ma senza concedergli l’investitura. Alla morte di questi, quando a Roma si scatenarono le fazioni per disputarsi l’elezione del nuovo pontefice, Ruggero II si schierò per Anacleto II e contro Innocenzo II, eletto dagli oppositori di Anacleto.

Quest’ultimo, per ricompensarlo dei servigi prestatigli, la notte di Natale del 1130, lo incoronò Re di Sicilia. E lui, dieci anni dopo (1140), costrinse con la forza Papa Innocenzo II a confermare la legittimità della propria incoronazione. Nel frattempo, aveva provveduto a completare l’opera di unificazione dell’Italia del Sud. Prima conquistò Napoli, poi, nel 1135 il ducato di Gaeta; successivamente s’impadronì di Aversa e Capua. Quindi, per dare un segno tangibile della sua potenza, avviò la costruzione del duomo di Cefalù e della stupenda Cappella Palatina a Palermo.

Ma il territorio dell’Italia Meridionale, per quanto unificato sotto il controllo di Ruggero II, era diviso da numerosissime etnie sicché, per dargli coesione, il Re condusse una politica di tolleranza e promosse la convivenza fra più culture, instaurando nel suo regno un clima di sicurezza che produsse anche lo sviluppo dell’economia. Ruggero morì nel 1154. Alla sua morte e per oltre 6 secoli, il territorio dell’Italia del Sud fu attraversato da mille vicissitudini, fu campo di battaglia di tante lotte per il potere, cui non erano assolutamente estranei, cosa del resto normale per quei tempi, i pontefici che si successero in quel periodo sulla poltrona di Pietro.

Federico II di Svevia tradisce il Papa, s’accorda con il Sultano Al-Kamil, e strappa il libero accesso a Gerusalemme per i cristiani

Alla morte di Guglielmo II, il trono di Sicilia passa dalla monarchia Normanna a quella Sveva: la corona si poggia sulla testa di Federico II di Svevia, nato a Jesi nel 1194 dal matrimonio tra Costanza, figlia di Ruggero II, discendente della casa Normanna, ed Enrico VI, figlio del Barbarossa. Data la minore età di Federico, inizialmente la Sicilia viene retta prima da Costanza e poi da Innocenzo III. Raggiunta la maggiore età e ottenuta la corona Imperiale, Federico chiede al Papa il consenso di sedere ufficialmente sui troni di Sicilia e di Germania.

Con l’ascesa al soglio pontificio di Papa Gregorio IX, Federico è costretto a partire per la Crociata contro i Mussulmani, ma in Palestina, anziché combattere gli infedeli, si accorda con il Sultano Al-Kamil, ottenendo così libero accesso per i cristiani a Gerusalemme e facendosi incoronare re del ricostituito Regno di Gerusalemme, avendo sposato in seconde nozze Jolanda di Brenne, erede di quel regno. Circostanza che gli guadagna la scomunica papale. Dalla madre Federico ereditò l’amore per la Sicilia e, cresciuto lontano dalla Germania, malgrado fosse anche Re di Germania, preferì rimanere nell’Isola, scegliendo come residenza di corte la città di Palermo.

Per la sua propensione per lo sviluppo della cultura al Sud, Federico II divenne lo ‘stupor mundi’

Il sovrano dota la Sicilia di una forte rete difensiva. Edifica castelli, come l’Ursino di Catania e il Maniace di Siracusa, o i manieri di Augusta e di Salemi, nonché le Torri di Enna o della Colombaia di Trapani. Nei castelli federiciani generalmente le necessità residenziali del monarca e quelle difensive vengono messe insieme, e l’esito è quasi sempre una costruzione di raffinata eleganza formale. Con Federico II, soprannominato ‘stupor mundi’, il Regno di Sicilia diviene il crocevia di attività scientifiche, artistiche e sociali. Il reame è anche illuminato dalle arti e dalla letteratura e la Sicilia in quel periodo diviene la culla della letteratura italiana con la “Scuola poetica siciliana”.

Egli, inoltre, si dedicò ‘anima e corpo’ agli affari interni dei propri domini. Come accadde in Sicilia, dopo le due assise di Capua e Messina (1220-1221) in occasione delle quali provvide ad accentrare il potere nelle proprie mani, sottraendolo ai feudatari che lo avevano usurpato. E nel 1231, dallo stupendo castello ottogonale di Melfi che aveva voluto qualche anno prima e nel quale si era ritirato per scriverla, promulgò la Costituzione che prese il nome dalla cittadina lucana in cui era stata redatta.

Due anni dopo provvide ad equiparare l’eresia ai delitti di lesa maestà. Si preoccupò della formazione di un ceto di funzionari capaci di occuparsi della cosa pubblica e, a questo scopo, fondò l’Università di Napoli, reintroducendo nei programmi di studio il Diritto romano. Contribuì all’affermazione della scuola medica salernitana. La morte di Federico II di Svevia avviene il 13 dicembre 1250, provocando un declino che investì la politica e l’amministrazione del Regno oltre che la fine del regno degli Svevi.

Nonostante sia morto in Puglia, a Castel Ferentino, per sua volontà testamentaria fu sepolto nella cattedrale di Palermo. Dopo la morte di Federico II, il trono passò al figlio naturale Manfredi. Quest’ultimo appoggiò la controffensiva dei ghibellini toscani, il partito filo imperiale, che nella Battaglia di Montaperti, svoltasi nel 1260, inflissero una sconfitta ai guelfi, e si alleò con Genova, Venezia e con la Casa d’Aragona, grazie al matrimonio tra una delle sue figlie, Costanza, e il re Pietro III d’Aragona.

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