Il Polemos che da troppo tempo avvelena e fa discutere la comunità sportiva napoletana su come deve vivere e come deve essere governato lo storico impianto sportivo del Collana al Vomero, deve trovare quanto prima, una soluzione coraggiosa e giusta, che risponda ai tanti interessati solamente a fare Sport. Le polemiche non hanno mai fatto bene a nessuno: esasperano gli animi e deformano la realtà.
Il Polemos se portato avanti, se politicizzato e strumentalizzato, come sta succedendo, se viene esasperato, si colora di toni imperfetti, plasma la realtà, piega e devia il pensiero, trasformando il dialogo in discussione, quella animosa ed aggressiva, quella provocatoria e battagliera, il cui unico scopo alla fine, è quello di prevalere l’uno sull’altro, senza dare nessuna soluzione alla vera questione.
Bisogna uscire dall’inciampo della polemica del torto o della ragione, di chi deve aprire i cancelli al mattino o di chi li deve chiudere all’imbrunire. Di cercare, in modo affannoso, solo le responsabilità. Dobbiamo in modo consapevole prendere atto, tutti, cittadini ed istituzioni, che lo sport non è solo un servizio pubblico, privato o sociale, ma un bene comune; siamo davanti ad un diritto fondamentale della persona, un diritto primario che trova dignità e riconoscimento nella nostra Carta Costituzionale ed in quella Europea. D’altronde anche il codice Giustiniano, erede del diritto Romano, identificava i beni e le attività comuni, quelli che sono di tutti, quelli dell’ente pubblico, quelli chiamati Res Publicae.
Siamo davanti ad un diritto che non può essere negato a bambini/e, giovani/e, anziani/e, ai semplici atleti/e agli olimpionici, alle comunità organizzate in associazioni e società sportive dilettantistiche, alle Federazioni sportive o Enti di promozione sportiva. Siamo davanti ad un diritto che non può aspettare ne indietreggiare.
C’è bisogno di sentire di nuovo lo stadio Collana risuonare delle grida festose di chi fa sport, di chi corre sulla pista e di chi nuota in piscina; di assaporare e sentire emozioni di avvincenti manifestazioni e partite di campionato, continuare a celebrare eventi sportivi come insieme per lo sport, manifestazione per i diversamente abili che urlano di felicità nel praticare una disciplina sportiva. Una festa di conciliazione sportiva tanto cara al nostro vescovo Crescenzo Sepe ed inventata più di un decennio or sono, dal prof. Amedeo Salerno ed oggi emigrata in un altro comune per indisponibilità dello stadio.
C’è bisogno di sentire di nuovo il sudore degli atleti e le grida d’incoraggiamento dei genitori, di vedere il volteggio delle ginnaste, i passi aggraziati di chi fa danza, il tintinnio delle sciabole sportive, gli inchini dei Judoisti, il terzo tempo del rugby a memoria, di due titoli nazionali vinti sull’erba napoletana dello stadio del Vomero dalla polisportiva Partenope.
C’è bisogno di costruire una Napoli sportiva migliore, forte della sua solidarietà e dell’esperienza costruita e consolidata dai tanti attori nella gestione degli impianti della legge 219/81, che supera la sofferenza della magistratura di distinguere tra chi ha ragione o chi ha sbagliato sulla questione dello stadio Collana, nato nel lontano 1920 grazie anche ad una raccolta di fondi privati, tra appassionati e sportivi. Uno stadio che in passato chiamato anche stadio della liberazione a memoria delle quattro giornate di Napoli, essendo stato adibito dalla Wehrmach- Heer a campo di concentramento per rinchiudere i napoletani da trasferire in Germania per divenire nel 1963, stadio Arturo Collana, giornalista, fondatore della sezione napoletana dell’Unione Stampa Sportiva Italiana.
Nello sport, il fatto stesso di partecipare, di essere impegnati e di promuovere iniziative sportive assolve e grazia tutti. L’impegno e il bene deve vincere e fare notizia, non la polemica. Bisogna lasciare la strada delle battaglie e degli scontri di posizioni, dove le parole che si leggono in questi giorni sulla stampa cittadina assomigliano a dardi appuntiti ed avvelenati, riportando alla mente quando nel 1946 durante la partita Napoli-Bari, alla rete di Lushta cedette parte della tribuna del Collana per l’esultanza scomposta dei tifosi. Il Collana ha visto troppe sofferenze nel tempo, sofferenze che devono ora lasciare spazio a una bella e consapevole pagina di sport.
Bisogna oggi creare da quest’occasione della moderna Polemos, una prospettiva, un progetto che affidi il futuro come ad un vento propizio e concentri nella vita di un edificio, causa di troppi dissapori ed amarezze, un’occasione anche per l’impiantistica sportiva regionale.
L’occasione delle Universiadi, unica e magica nel suo evento, ha dato la possibilità al Collana di un primo intervento di riqualificazione, ma è stata anche un’occasione per ristrutturare i tanti impianti sportivi di proprietà comunale, abbandonati e in disuso da troppo tempo anche per l’inerzia delle amministrazioni locali, ponendo oggi un nuovo problema: dove non è possibile la gestione diretta o l’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale, ovvero la gestione ad associazioni e società sportive dilettantistiche, non si potrebbe affidare la gestione ad un ente regionale partecipato che si avvale della collaborazione anche di altre istituzioni e delle esperienze maturate?
Quando si gioca a scacchi, una delle migliori tecniche di gioco è il buon senso oppure l’autentica disperazione. Ai dirigenti sportivi, agli amministratori ed a i funzionari pubblici, a chi si occupa a vario titolo delle Res publicae tocca oggi scegliere e farlo subito.
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