Una brutta e una buona notizia per il governo. La prima? L’avviso di garanzia per il premier Giuseppe Conte e per sei ministri. E la buona? Che la Procura di Roma ha già proposto l’archiviazione. Detto così potrebbe sembrare tutto normale. La magistratura raccoglie le denunce presentate da cittadini e varie associazioni che accusano il governo per delitto di epidemia, pena in concorso, delitti colposi contro la salute pubblica, omicidio colposo, abuso d’ufficio, attentato contro la costituzione dello Stato, delitti contro i diritti politici; e poi vagliati i fatti decide che queste accuse siano prive di fondamento e che quindi tutto sia da archiviare.
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Peccato però che a comunicare tutto ciò non sia stata la Procura di Roma quanto piuttosto Palazzo Chigi in persona attraverso un comunicato stampa (di cui peraltro non si trova traccia nel sito del governo), in cui oltre a dare notizia dell’avviso di garanzia (anche se la parola testuale non viene citata preferendo il burocratese ‘notifica riguardante un avviso ex art. 6, comma 2, legge cost. n. 1/1989’) prontamente si specifica l’infondatezza della richiesta e la volontà di archiviazione: «La trasmissione da parte della procura al Collegio, in base alle previsioni di legge, è un atto dovuto. Nel caso specifico tale trasmissione è stata accompagnata da una relazione nella quale l’Ufficio della procura ritiene le notizie di testo infondate e dunque da archiviare».
Conte: « Avviso è atto dovuto. Per massima trasparenza ho voluto informare cittadini»
Qualcuno leggendo penserà quanta pignoleria, in fin dei conti Palazzo Chigi d’intesa con la Procura ha deciso di dare notizia di un’indagine che riguarda direttamente il governo e per una vicenda delicata, che insiste su un periodo drammatico della storia repubblicana come la pandemia di Covid-19. Anzi merito alla presidenza del Consiglio, che come ha detto il premier Conte, poco dopo il comunicato ufficiale, attraverso Facebook, «per massima trasparenza» ha voluto informare i cittadini dell’arrivo dell’avviso di garanzia.
Ma come sempre il diavolo si nasconde nei dettagli, ed è appunto a questi che bisogna fare caso. E se visti alla luce dell’atteggiamento e del comportamento che la magistratura da almeno 30 anni a questa parte ha nei confronti della politica, consentono di vedere quanto accaduto ieri come storico.
Insomma, finora i giudici ci avevano abituato a ben altro comportamento nei confronti della politica. Indagini annunciate direttamente sui giornali, e in alcuni casi prima che gli indagati sapessero di essere tali. Oppure attraverso lanci di agenzie debitamente imboccate dalle solite ‘fonti della Procura’ o ‘del Tribunale’. Stavolta invece no. La Procura lascia che sia direttamente Palazzo Chigi a gestire la notizia. A dare l’annuncio. E Palazzo Chigi lo fa, sì con correttezza e pignoleria come si deve ad un avvocato del popolo, ma stando attento a chiarire che i magistrati sono già intenzionati ad archiviare il tutto e che, soprattutto, questo avviso di garanzia è «un atto dovuto».
Nel 1994 Berlusconi lesse sul Corriere della Sera l’avvio dell’indagine
Facciamo, ad esempio, un salto all’indietro e immaginiamo per un attimo che questa stessa attenzione fosse stata dedicata a Silvio Berlusconi nel 1994. E cioè il Tribunale di Milano anziché far trapelare la notizia al Corriere della Sera avesse consentito all’allora premier di comunicare quanto si stava preparando nei suoi confronti. Probabilmente la storia d’Italia sarebbe cambiata, il governo non sarebbe caduto e chissà nemmeno la ‘stagione’ dell’Ulivo ci sarebbe stata.
Certamente si potrà obiettare che allora i magistrati erano convinti della colpevolezza di Berlusconi, mentre qui su Conte i magistrati sono sicuri della sua innocenza. Peccato però che le sentenze si emettono alla fine e non all’inizio e Berlusconi, infatti, risulterà innocente. Ma quello che conta, e in politica è tantissimo, è la gestione dei momenti, e non a caso per Berlusconi quell’evento fu fatale, portandolo un mese dopo alle dimissioni.
Nemmeno per Romano Prodi alcun ‘garbo istituzionale’ della magistratura come per Giuseppe Conte
Sia chiaro questa sensibilità della magistratura è mancata anche quando al governo c’era il Centrosinistra. Ad esempio Romano Prodi. Il suo secondo governo cadde proprio per una vicenda giudiziaria: l’arresto ai domiciliari della moglie dell’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella mentre quest’ultimo fu indagato. Anche in quel caso se fosse stato riservato lo stesso garbo istituzionale concesso oggi al premier Giuseppe Conte, il governo sarebbe andato avanti.
E’ evidente che qui in discussione non c’è la colpevolezza o meno del governo Conte e dello stesso premier, che nessuno mette in discussione. Chissà quante denunce ricevono le Procure d’Italia contro il governo. Quello che sorprende in questa occasione è il passo indietro della Procura di Roma a favore di Palazzo Chigi che in questo modo ha potuto non solo dare la notizia ma soprattutto gestirla. E infatti nell’annunciare l’avviso di garanzia a Conte e ai suoi ministri la comunicazione di Palazzo Chigi ha subito precisato che si trattava di un semplice «atto dovuto» e che i magistrati ritengono «le notizie di testo infondate e dunque da archiviare».
Spesso in questi mesi di lockdown si è ripetuta la domanda di come sarebbe stata l’Italia dopo questa fase drammatica. Peggiore o migliore? Cosa sarebbe mutato nel nostro Paese? Beh, possiamo dire che a livello politico ed istituzionale i cambiamenti si vedono già e sono diventati sostanziali. E non certo per i sondaggi che danno in caduta libera la Lega e Matteo Salvini, quanto piuttosto nella disinvoltura con cui ormai si muove il governo e che sembra non avere più reali contrappesi nella sua azione.
Chi avrebbe mai immaginato che prima della pandemia si potesse governare con atti amministrativi (i famosi Dpcm) capaci di comprimere e limitare diritti costituzionali? Oppure annunciare misure e provvedimenti straordinari attraverso dirette in streaming senza alcun confronto preventivo in Parlamento?
Oppure sforare di 100 miliardi il bilancio dello Stato senza alcun accordo con le opposizioni su come spenderli? Oppure annunciare decreti legge in conferenze stampa presentando il testo decine di giorni dopo (ah proposito che fine ha fatto il dl Agosto?)? Oppure, infine, ricorrere sistematicamente all’uso del voto di fiducia, limitando l’esame sostanziale dei provvedimenti soltanto in un ramo del Parlamento?
E adesso a questa lista possiamo anche aggiungere: chi mai avrebbe immaginato prima dello scoppio della pandemia che fosse possibile che lo stesso politico indagato desse la notizia dell’indagine e della relativa archiviazione? E che non fossero i giornali a darne l’annuncio?
Ecco, siamo proprio sicuri che #andràtuttobene?
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