Quando hai il ‘vento in poppa’, specialmente in politica, ti conviene essere prudente, accorto. Valutare anche i possibili cambiamenti climatici. La possibilità di burrasche, di calo – o totale cessazione – del fiato di Eolo. Insomma, è più che mai opportuno ipotizzare possibili scenari futuri ed essere attento ad ogni cambiamento.
Pare che il Capitano Salvini da questo punto di vista sia poco accorto. Non ha mai ipotizzato che il tempo potesse cambiare, che il sole brillante della politica si potesse trasformare in pioggia, per non dire in burrasca, uragano. È andato avanti con i suoi slogan avendo in testa un unico obiettivo, diventare inquilino di Palazzo Chigi. Non ha colto i chiari segnali che gli venivano dalle querele per diffamazione da lui presentate quand’era ancora ministro dell’Interno insieme al suo vice, Giancarlo Giorgetti, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e al tesoriere del partito, l’onorevole Giulio Centemero, sui 49 milioni confiscati alla Lega, ma in gran parte spariti.
Querele puntualmente rigettate dai giudici con motivazioni chiarissime. Per i magistrati i giornalisti dell’Espresso, che avevano pubblicato le notizie sui milioni spariti, dovevano essere assolti con formula piena perché non avevano fatto altro che pubblicare solo informazioni ‘verificate’ e ‘documentate’, di «indubbio interesse pubblico» ed esposte «con correttezza». Insomma, per i giudici, tutti i crismi del diritto-dovere di cronaca nel caso in questione erano stati rispettati.
La difesa del Matteo padano al Senato, dove si decideva la sua sorte per il processo a Palermo per la nave Open Arms, da lui bloccata nel porto di Catania nell’Agosto 2019, con 16 migranti a bordo, è feroce, alla Salvini: «Contro di me festeggiano i Palamara, i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità. Sono orgoglioso di aver difeso l’Italia: lo rifarei e lo rifarò».
Quel «lo rifarò» finale del suo intervento al Senato è la prova che il Capitano è convinto di poter ritornare al Governo, magari come presidente del Consiglio. Per ora dovrà rispondere davanti ad un tribunale di plurimo sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il Senato con 149 sì e 141 no l’ha mandato a giustificarsi davanti ai giudici. I rischi per il Capitano non sono pochi.
Chissà se sentendo quei numeri che lo condannavano non gli sia venuto in mente il Cav. Silvio Berlusconi e la decadenza da senatore. Nel caso di Salvini poi potrebbe scattare la scure della legge Severino che gli impedirebbe di candidarsi alle prossime elezioni politiche e di guidare le sue ‘truppe’ all’assalto di posti nelle Camere. Un bel guaio che, come si dice, volente o nolente, lo metterebbe da parte e aprirebbe la strada ai suoi nemici interni.
Il Capitano assoluto del Carroccio ora si deve guardare le spalle. Gli scricchiolii alla sua leadership sono evidenti e c’è già chi pensa di poterlo sostituire. È vero che Roberto Maroni da un po’ di tempo si è dato alla vela. Ha effettuato nel 2018 la traversata atlantica in catamarano con cinque amici e continua a suonare l’organo Hammond in un gruppo musicale, ‘Distretto 51’. Ma come non andare in soccorso alla Lega che tanto gli ha dato?
C’è poi Luca Zaia, presidente del Veneto per ben tre mandati, che dichiara: «Contrasti con Matteo Salvini? Fantasie, forse è la speranza di qualcuno». La speranza di chi? Non lo dice il presidente del Veneto. Ma se i sondaggi continuano a far registrare cali della Lega – al di là che resta il primo partito – e salti impensabili fino a poco tempo fa della “sorella d’Italia” Giorgia Meloni, qualche cosa nel Carroccio avverrà.
C’è Giancarlo Giorgetti, ritenuto da molti il successore ideale di Salvini. Durante il Governo Conte I, Giorgetti ha ricoperto la carica di segretario del Consiglio dei ministri con delega allo Sport. Gli venne anche affidata la delega all’attuazione del programma di Governo. Insomma, un personaggio affidabile, misurato. Certo, senza l’immagine del Capitano combattente e sfrontato, ma forse, dopo gli eccessi del Salvini onnipresente ed onnisciente, è quello che ci vuole.
No, non sarà facile mettere da parte il Matteo ex Padano, diventato italico per convenienze elettoralistiche. Se pur l’establishment della Lega ci dovesse riuscire non è escluso che il Capitano possa fondare un nuovo partito. Fantasie? Può darsi.
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