L’incontro della Fondazione Banco di Napoli
Con un dibattito – alla luce della condizione sociale della Campania attuale, e tanto più dopo il lockdown post coronavirus – su una delle questioni più significative che attanagliano il Paese: “Terzo settore e politiche di welfare: inclusione ed economia sociale per la ripresa”, si è conclusa prima della pausa estiva la rassegna ‘Ritorno al futuro’ voluta dalla Fondazione Banco di Napoli, presieduta da Rossella Paliotto, e dall’Associazione Amici della Fondazione, guidata dal Magistrato Alfredo Guardiano.
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L’incontro, nel corso del quale cui sono intevenuti anche: Anna Maria Candela, coordinatore generale della Fondazione Banco di Napoli; Melicia Combierati, portavoce della Rete Alleanza contro la Povertà per la Campania; Lucia Fortini, Assessore Regionale all’Istruzione, alle Politiche Giovanili e alle Politiche Sociali; Francesco Girardi, direttore LESS, Coop. Sociale; Marco Rossi, comunità di Sant’Egidio; Giovanni Minucci, Il Tulipano Onlus e Vincenzo De Luca, Presidente della Giunta Regionale della Campania. Il dibattito è stato moderato da Enzo D’Errico, giornalista e direttore del Corriere del Mezzogiorno.
E’ stato dedicato alle sfide che il sistema dell’economia sociale e dell’offerta di servizi sociali alle persone e alle famiglia dovrà affrontare nel prossimo quinquennio nella consapevolezza che una società vitale ed attenta ai bisogni dei più deboli – soprattutto in una regione come la Campania in cui il rischio povertà ed esclusione sociale investe – nonostante gli sforzi, i sacrifici ed i miracoli vantati nel corso del proprio intervento dal Presidente della Giunta Regionale, Vincenzo De Luca – oltre la metà della popolazione (il 53,6%) con una crescita significativa rispetto al 2017 (era il 46,3%) e il dato peggiore dal 2004.
Napoli, distante e disattenta ai bisogni
Tutti però sono consapevoli che Napoli è distante e disattenta ai bisogni, alle necessità ed alle urgenze di disabili e diversamente abili. Dal momento che una società può dirsi ed essere considerata, davvero, civile, nella misura in cui è capace di garantire il migliore stato sociale possibile e, quindi, il maggiore benessere ai propri cittadini. Senza perdere di vista che, combattere la povertà non è solo trasferimento di risorse, ma anche, in particolare, trasferimento di dignità, verso i giovani.
Da qui, la consapevolezza che «il rafforzamento delle organizzazioni del Terzo Settore e delle imprese sociali, il quadro della programmazione e delle risorse per le politiche sociali e per gli investimenti strutturali, il rafforzamento della governance per un nuovo welfare regionale e comunale in cui trovino nuovo slancio e responsabilità certe la Regione, gli Enti locali associati e le città capoluogo, e in cui sperimentare le nuove forme di collaborazione pubblico-privato che il quadro normativo più recente ha finalmente liberato: sono tutti cantieri per il consolidamento e l’innovazione delle politiche sociali in Campania e nel Mezzogiorno».
L’ennesima iniziativa nel senso della concretezza, della solidarietà e dall’amore per Napoli assunta dalla nuova fondazione da un anno a questa parte, che merita il massimo rispetto. Anche perché – pur senza fare troppo rumore – Fondazione Banco di Napoli, pensa al futuro, ma senza perdere di vista la propria tradizione identitaria, meridionale e l’amore per le proprie origini.