«Credo sia opportuno sottoporre al Consiglio dei Ministri la percorribilità della soluzione transattiva nei termini nei diversi termini che tu e il Consiglio dei ministri riterrete individuare». Questo il contenuto di una missiva che il Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, ha indirizzato al premier Giuseppe Conte già il 13 marzo scorso, con cui lo invitava a considerare «la delicatezza e la complessità della questione».
Una lettera con cui il Ministero sollecitava il Governo a prendere una decisione sulla spinosa situazione di Autostrade Italiane. Nella missiva venivano ricordati inoltre gli impegni annunciati da Autostrade. Impegni che riguardano in particolare un intervento di 2,9 miliardi di euro, un piano straordinario di interventi pari a 14,5 miliardi di cui 5,3 miliardi nel periodo 2020-2023 nonché l’accettazione del profilo tariffario dell’1,93% con la rinuncia al contenzioso in essere verso l’Autorità dei trasporti e tutti gli altri attori.
«L’attuale situazione di incertezza – sottolineava la ministra già a marzo – in relazione alla non definita procedura di risoluzione della Convenzione rischia di compromettere comunque la situazione finanziaria di Aspi che, per le vie brevi, ha segnalato una ormai prossima crisi di liquidità che comporterebbe il venir meno degli investimenti già programmati sulla rete autostradale in concessione, alla quale si aggiungerebbe inevitabilmente una ricaduta sui livelli occupazionali (7.000 addetti ndr) della società stessa».
Sollecitazioni che non hanno ottenuto l’esito sperato tanto è vero che questa sera, alle 22, è previsto il Consiglio dei ministri che vedrà sul tavolo l’informativa del premier Giuseppe Conte sul dossier Autostrade. La riunione era prevista, inizialmente, per questa mattina alle 11 ma una convocazione ufficiale non era ancora arrivata.
«Tutti i ministri saranno nelle condizioni di conoscere i dettagli» della vicenda, «ora è necessaria una decisione», ha ribadito il premier. Riunione che non sarà decisiva per le sorti di Aspi ma durante la quale non è esclusa una conta con tanto di nuovo scontro interno al governo. «Non arretreremo», avverte il capo politico dei grillini Vito Crimi. «Abbiamo massima fiducia nelle parole di Conte», sottolinea Luigi Di Maio.
«Se sei un uomo delle istituzioni, non fai come al bar, aspetti la magistratura», è invece l’attacco che Renzi recapita a Palazzo Chigi. La linea di Conte, al di là delle tensioni, ha tuttavia delle affinità sia con quella del Pd e anche con quella di Iv: la centralità dello Stato, magari attraverso Cdp (citata da Renzi), nella futura società di gestione di Autostrade. Il nodo sta più nella quota, che che deve restare nelle mani dei Benetton che nelle strategie dei partiti. Pd – e soprattutto Iv – sono più possibilisti mentre il M5S li vuole letteralmente fuori dal Cda di Aspi.
Una vicenda che, a due anni del crollo del ponte, è davvero paradossale, perché dettata solo dal fatto che il premier ha una sola priorità: mantenere la poltrona. Tant’è che appena qualche giorno addietro per giustificare i ritardi del governo sulla questione, ha sottolineato che «non è colpa nostra se ci hanno impiegato poco tempo a ricostruire il ponte…». Già, la responsabilità – in un Paese come il nostro abituato ai ritardi ed ai rinvii – non può che essere di chi non perde tempo.
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