Stime drammatiche, fatte dall’osservatorio Federalberghi, sulla crisi che ha investito il settore Turismo a causa della pandemia da Coronavirus. Circa 110mila posti di lavoro stagionali sarebbero andati persi nel solo mese di giugno 2020. E la situazione è destinata a peggiorare. Per l’associazione inoltre, le misure previste dal dl Rilancio non sono sufficienti.
«La burrasca del Covid-19 è ancora in corso e continua a flagellare il sistema dell’ospitalità italiana» ha commentatoil presidente di Federalberghi Bernabò Bocca commenta i dati dell’osservatorio, che monitora mensilmente un campione di circa duemila alberghi.
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«Il consuntivo del mercato turistico alberghiero relativo al mese di giugno 2020 registra un calo delle presenze dell’80,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente» spiega una nota dell’associazione di categoria. «I flussi dall’estero – continua l’associazione – sono ancora paralizzati (meno 93,2%) ed anche il mercato domestico è ben oltre la soglia di allarme (meno 67,2%)».
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Non son servite a migliorare la situazione le riaperture fatte fino ad ora. «Per gli stranieri, l’apertura delle frontiere interne all’area Schengen, peraltro intervenuta a metà giugno, ha fatto sentire i propri effetti solo in minima parte, mentre permane il blocco di alcuni mercati strategici, tra i quali USA, Russia, Cina, Australia e Brasile».
Per gli italiani, il ritorno alla normalità prosegue al rallentatore, per varie ragioni: molti hanno consumato le ferie durante il periodo di lockdown, tanti hanno visto il proprio reddito ridotto a causa della cassa integrazione o della contrazione dei consumi e dal blocco delle attività, tanti altri – pur disponendo di reddito e tempo – rinunciano a partire per recuperare parte del tempo perduto. Incidono anche la riduzione della capacità dei mezzi di trasporto, la cancellazione degli eventi e i timori di varia natura che comprensibilmente animano le persone.
Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono dolorose: a giugno 2020 sono andati persi 110 mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura (-58,4%). Per i mesi estivi sono a rischio 140 mila posti di lavoro temporanei.
Federalberghi: «Sofferenze maggiori per città d’arte e turismo d’affari»
«Le punte di maggior sofferenza si registrano per il turismo delle città d’arte e il turismo d’affari – dice Bocca – ma anche nelle classiche mete delle vacanze, al mare, in montagna e alle terme, siamo ben lontani da una parvenza di normalità. Non traggano in inganno le immagini televisive che ritraggono spiagge affollate. In gran parte si tratta di escursionisti giornalieri o di vacanze mordi e fuggi, limitate ai week end».
E anche le previsioni per il mese di luglio non sono tranquillizzanti: l’83,4% delle strutture intervistate prevede che a luglio 2020 il fatturato sarà più che dimezzato rispetto al luglio 2019. Nel 62,7% dei casi, il crollo sarà devastante, superiore al 70%.
«Il Centro studi di Federalberghi – segnala Bocca – continua ad aggiornare i parametri del proprio modello econometrico, acquisendo ogni segnale positivo, per piccolo che sia, ma la sostanza non cambia: nel 2020 si registrerà la perdita di oltre 295 milioni di presenze (meno 68,7% rispetto al 2018), con un calo di fatturato del settore ricettivo pari a quasi 16,3 miliardi di euro (meno 69,0%)».
«Siamo ormai entrati nel quinto mese di blocco – commenta Bocca – e la penuria di prenotazioni per i prossimi mesi fa vacillare la speranza che con l’autunno si possa realizzare una prima parvenza di ritorno alla normalità».
Federalberghi: «Dl Rilancio insufficiente ad evitare il tracollo»
«Il decreto rilancio e gli altri provvedimenti adottati dal Governo contengono alcune misure utili, ma non sono sufficienti ad evitare il tracollo di migliaia di imprese. Per salvare i posti di lavoro, chiediamo di prorogare la cassa integrazione sino a fine anno e ridurre il cuneo fiscale per le aziende che richiamano in servizio il personale. Indispensabile poi completare le misure sull’IMU e sugli affitti, da estendere nella durata ed applicare a tutte le imprese alberghiere. Senza dimenticare che alla riapertura ci dovremo confrontare con un mercato internazionale ancor più competitivo ed occorre quindi incentivare la riqualificazione delle strutture, approfittando di questo periodo in cui molte aziende sono purtroppo vuote».
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