La quiete dopo la tempesta ma è in arrivo la bufera. In un mese Conte si gioca il governo

di Dario Caselli

Il giorno dopo il via libera del Consiglio dei ministri maggioranza e opposizioni si prendono una giornata per riflettere. Per Conte è la classica quiete dopo la tempesta ma che preannuncia la bufera, perché la situazione è ben lontana dal sintonizzarsi sul sereno.

Lo sa molto bene la maggioranza che deve prima di tutto fare ancora i conti con la bollinatura della Ragioneria di stato del decreto Rilancio e poi la successiva firma del presidente della Repubblica e pubblicazione in Gazzetta. Da allora inizierà alla Camera l’esame, che non sarà una passeggiata come ha preannunciato lo stesso ministro Gualtieri, spiegando anche che i margini per la modifica in Parlamento sono pochi.

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I parlamentari della maggioranza stanchi di essere solo dei spingibottone per Conte

Facile, quindi, immaginarsi le fibrillazioni sia tra i parlamentari della maggioranza, stanchi di essere semplicemente degli spingi bottone, e sia della stessa opposizione che non avrà alcuna intenzione di rimanere a guardare. Lo ha detto ieri sera a Porta a Porta chiaramente Giorgia Meloni: «Ci troviamo a discutere un decreto che ieri è stato annunciato in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Conte e che a oggi ancora non esiste. Questo metodo di procedere è francamente abbastanza ridicolo. Qualche settimana fa ricevetti una telefonata dal presidente Mattarella, il quale ci ribadiva la richiesta di disponibilità a collaborare con il governo. Noi abbiamo dato seguito a quella telefonata con proposte che sono state puntualmente falcidiate. Ora, mi auspico che il presidente Mattarella faccia una telefonata anche al governo».

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Naturalmente prima però bisogna che il decreto sia pubblicato e non è una novità che il presidente del Consiglio convochi la stampa senza diffondere il testo ufficiale. Fonti spiegano che si tratta di definire qualche dettaglio e che la Ragioneria sta completando la sua verifica, anche se c’è chi parla di una limatura sul tema della Cig.

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Pubblicazione a parte quello su cui si ragiona è il futuro e la necessità di imprimere un cambio di passo. Nel Pd è molto chiaro che adesso bisogna fare in modo che a famiglie e imprese arrivino i soldi, evitando i problemi e le lungaggini dei provvedimenti precedenti. Questo spiega anche perché ben 28 articoli del decreto Rilancio siano dedicati alla modifica di altrettanti articoli del Cura Italia. La conferma che quindi qualcosa non ha funzionato. Il grande timore è che una volta avviata la riapertura degli esercizi commerciali le risorse non arrivino e possa far scoppiare il disagio sociale. Ecco perché già si sta lavorando a un decreto semplificazioni, affinchè siano eliminati quegli ostacoli burocratici che hanno impedito l’accesso al credito e ai fondi stanziati dal governo.

Ma la settimana prossima al Senato la sfiducia al ministro Bonafede

Carceri Bonafede Dap
Il ministro Bonafede

Ma il Pd guarda con preoccupazione anche a due appuntamenti, il primo già la prossima settimana al Senato con la mozione di sfiducia al ministro Bonafede. I timori qui hanno un nome e un cognome, Matteo Renzi. Italia Viva ancora due giorni fa continuava a ripetere di non aver preso una posizione sulla sfiducia anche se molti ritengono che non sarà Italia Viva ad innescare la crisi, perché è chiaro che se mercoledì il Senato dovesse approvare la sfiducia a Bonafede il governo cadrebbe. Almeno per il momento non è questo l’obiettivo di Renzi. Potrebbe esserlo da qui a un mese, qualora quel cambio di passo del governo non ci sarà stato. Allora anche per evitare di affogare Renzi potrebbe staccare la spina e una buona ragione potrebbe essere il mancato avvio di quel piano shock su infrastrutture presentato la scorsa settimana a Conte.

Il secondo appuntamento cerchiato in rosso, sempre a giugno, è la decisione sul Mes, che Conte ha deciso di lasciare al Parlamento. Come voterà il M5S quando sarà chiaro che per il ricorso al Recovery Fund se ne parlerà nel 2021 e gli unici fondi disponibili saranno quelli del Mes? Potrebbe il governo continuare ad andare avanti con una maggioranza spaccata sulle risorse europee da utilizzare? Una crisi che potrebbe portare anche a un chiarimento interno al M5S che a quel punto potrebbe anche dividersi.

Intanto, l’opposizione guarda con attenzione l’evolversi della situazione, anche se una vera unità di intenti manca. Da settimane, ad esempio, Berlusconi ha deciso di abbandonare le posizioni di Salvini e Meloni sposando una posizione più moderata. Una scelta, fanno notare i vertici di Forza Italia, che in termini di sondaggi sta pagando visto che gli azzurri sono in ascesa accreditati di un 7 per cento.

Ecco allora se Berlusconi da un lato assicura che «noi siamo come sempre disponibili a migliorare il testo del decreto Rilancio in Parlamento, ma ci ascolteranno? Spero di si», dall’altro critica il dl Rilancio perché «non risponde alle esigenze dei cittadini e delle imprese che sono in difficoltà. Arriveranno davvero i soldi ai lavoratori, la liquidità ed i risarcimenti alle imprese, i dispositivi sanitari per la protezione dei cittadini? Fino ad adesso la risposta è sempre stata no».

Più in sintonia Salvini e Meloni su una posizione decisamente più di scontro nei confronti del governo. E così se la leader di Fratelli d’Italia denuncia la volontà del governo di non collaborare con l’opposizione, così come richiesto da Mattarella, il capo della Lega dice che le misure prese dal governo sono «insufficienti perché non basta rimandare di tre mesi il pagamento di tutte le tasse che dovranno essere saldate: noi continuiamo a proporre un anno bianco fiscale, un anno di pace fiscale».

Ecco il perché quella di ieri è soltanto una quiete apparente e anticipa un mese di burrasca nel quale si deciderà il futuro del governo, ma cosa più importante quello dell’Italia.

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