Associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, frode sportiva e truffa. Queste le accuse che hanno portato, stamattina, al maxi blitz della Guardia di Finanza di Palermo che ha eseguito 91 misure cautelari a carico di boss, gregari, estorsori e prestanomi di due storici clan palermitani, i Ferrante e i Fontana.
L’operazione è scattata in gran parte dell’Italia: Sicilia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania. Impegnati 500 uomini delle Fiamme Gialle, con l’appoggio di un mezzo aereo e di unità cinofile addestrate per la ricerca di armi, stupefacenti e valuta. L’indagine è coordinata dal Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Amelia Luise, Dario Scaletta e dall’ormai ex pm della Dda di Palermo, Roberto Tartaglia, oggi numero due del Dap.
Secondo gli inquirenti le cosche di Cosa nostra erano pronte a sfruttare le difficoltà economiche delle imprese per l’emergenza Coronavirus. Secondo il gip: «In questi giorni le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale hanno portato alla totale interruzione di moltissime attività produttive, destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalità di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa. Nelle prossime settimane, i riflessi di questa situazione, che riguardano naturalmente anche Palermo, in particolare i quartieri con maggiori difficoltà socio-economiche, tra i quali Arenella e Acquasanta, sono suscettibili di creare un contesto assai favorevole per il rilancio dei piani della associazione criminale sul territorio d’origine e non solo»
Coinvolto anche Daniele Santoianni, ex concorrente del Grande Fratello della decima edizione del realty. Per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari perché è accusato di essere un prestanome del clan. Secondo gli inquirenti Santoianni era stato nominato rappresentante legale della Mok Caffè S.r.l., ditta che commerciava in caffè, di fatto nella disponibilità della cosca. «Con ciò – scrive il gip – alimentando la cassa della famiglia dell’Acquasanta e agevolando l’attività dell’associazione mafiosa».
Dalle indagini è emerso anche l’interesse dei clan negli appalti e nelle commesse sui lavori eseguiti ai Cantieri navali di Palermo, nelle attività del mercato ortofrutticolo, nella gestione delle scommesse online e delle slot-machine, e nel traffico di droga e nelle corse dei cavalli. Nel corso del blitz, che ha disarticolato i due clan palermitani, sono stati sequestrati anche beni del valore di 15 milioni di euro.
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