Il mio cordoglio per la scomparsa di Aldo Masullo, che ho avuto l’onore di conoscere nel Consiglio comunale di Napoli, non è sostanziato solo dal rispetto che si deve all’avversario politico di rango, che discende anche dalla cortesia e dall’onestà intellettuale del rapporto. Con il professore abbiamo avuto successivamente rari ma sempre cordiali e proficui momenti di contatto.
Masullo, autentica icona itinerante della rappresentazione del concetto socratico della filosofia, si è sempre concesso con generosità al confronto non solo scolastico ma anche a quello con la vita e il divenire della ‘polis’ nei suoi momenti molteplici di convivenza sociale.
Sia nel corso di una autentica performance teatrale come l’intervento sull’«ironia» della napoletanità organizzata da Armando De Rosa o in un incontro Lions sul tema dell’associazionismo, la raffinatezza della sua analisi lucida del significato, apparente oppure ultimo, delle parole affascinava sempre gli astanti, interlocutori o pubblico che fossero, pur mantenendo sempre un aristocratico, ma mai altezzoso, distacco.
Il mio cordoglio attiene ancor più allo sforzo intellettuale del filosofo inquieto che cerca di esplorare fino in fondo le vie aperte dai predecessori e di inerpicarsi verso le vette, senza mai attardarsi nelle comode stanze del conformismo. Da questo punto di vista Masullo, accantonate facilmente le più comode pareti marxiane e crociane, oggi diremmo politicamente corrette, si è invece cimentato con poderosi studi nel torrente tempestoso e periglioso, che nel primo novecento ha portato alla fenomenologia di Husserl fino a toccare l’esistenzialismo di Heidegger, ma sempre con volontà di cogliere l’essenza dell’individuo in rapporto con l’altro da
sé. Il riconoscimento della forza del suo pensiero nel tentativo di definire filosoficamente la «paticità» dell’umana condizione è la sostanza del nostro sincero cordoglio.
Luciano Schifone