«La crisi di famiglie e imprese comporta il rischio di una trasmissione al sistema finanziario, con la possibilità che ci sia quel circolo vizioso che abbiamo vissuto nel 2008 e sarebbe bene evitarlo». Lo ha detto Stefano Cappiello, dirigente generale Sistema bancario e finanziario-affari legali del Ministero dell’Economia, in audizione davanti alla Commissione di inchiesta sulle banche, in cui si fa sapere che le domande per i prestiti fino a 25mila euro con le garanzie previste dal decreto liquidità «sono passate in pochi giorni da 5.000 a oltre 30mila».
A dire il vero, caro dr. Cappiello, piuttosto che sapere se le domande di prestito che le aziende hanno presentato alle banche, «con le garanzie previste dal decreto liquidate» sono aumentate o meno, da Lei imprese e cittadini vorrebbero sapere quante ne sono state accettate e «liquidate» dalle banche. Altrimenti e con tutte il rispetto, egregio dirigente generale del Sistema bancario e finanziario-affari legali del ministero dell’Economia, messa come l’ha messa Lei, ha lo stesso valore della risposta dell’acquaiolo che, a chi gli chiede «l’acqua com’è?» il Def, risponde «fresca come la neve». Non le pare?
«Le misure di salvaguardia a tutela della salute – ha continuato – hanno portato a una contrazione improvvisa e inaspettata delle entrate di famiglie e imprese. A fronte di questa situazione è stato necessario adottare strumenti in aiuto, sia per far fronte alle passività esistenti sia per facilitare l’accesso al credito, con nuova finanza alle imprese». Quali misure? Chissà se qualcuno ha avuto modo di verificarle nei fatti e non solo nei blablabla di Conte e dei componenti della sua pseudo-simil-finta maggioranza giallorotta.
«Le prospettive macroeconomiche presentate nel Def sono coerenti con il quadro» di crisi per l’emergenza Coronavirus con una forte contrazione del Pil, dell’attività industriale ma «in questa fase tutte le previsioni del Def e nostre sono soprattutto analisi di scenario». Afferma il Capo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia Eugenio Gaiotti in audizione alla Camera sul Def.
«Il ventaglio delle valutazioni formulate dagli osservatori nelle attuali circostanze è eccezionalmente ampio» sottolinea rilevando le incertezze sulla durata della pandemia. «Le misure fin qui adottate appaiono appropriate nell’entità e nel disegno alla fase dell’epidemia in cui sono state varate: stanno contribuendo a contrastare le ripercussioni sulle famiglie e a evitare una crisi di liquidità delle imprese che avrebbe avuto conseguenze assai gravi». «Passata l’emergenza – continua -, l’azione pubblica sarà necessaria anche per assicurare il rilancio dell’economia».
Prima di sbilanciarsi sulla validità delle misure adottate, caro dott. Eugenio Caiotti, avrebbe fatto bene ad informarsi presso le organizzazioni imprenditoriali se davvero hanno evitato alle imprese e alle famiglie quella «crisi di liquidità – che a Suo dire – avrebbe avute conseguenze assai gravi». Ancora più gravi del rischio di chiusura che 500mila di loro stanno denunciando, proprio in conseguenza di quella «mancanza di liquidità che ha già costretto 30mila ad abbassare la saracinesca»? Accidenti!
Certo, egregio, Capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, effettivamente, «È condivisibile la valutazione espressa nel DEF, secondo cui l’economia avrà bisogno di un adeguato periodo di sostegno e rilancio, durante il quale politiche di bilancio restrittive sarebbero controproducenti». Da quanti secoli ci assicurano che, «dopo l’emergenza» cambieranno passo? E Lei per la scrivania che occupa in Bankitalia, lo sa meglio di me. Purtroppo, come dice l’antica saggezza «spero promitto e iuro, reggono l’infinito futuro».
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