E’ bastata un’epidemia per rimarcare le antiche divisione, in realtà mai sopite

di Sergio Angrisano

Il «Coronavirus e le due Italie in tempo di epidemia», titolerei così la prima pagina di un giornale. L’epidemia Covid-19, ha rimarcato le profonde differenze tra Nord e Sud. Vecchie ruggini mai superate dal postunitarismo ad oggi. Dalle dichiarazioni rilasciate dai governatori di Veneto e Lombardia sembra, abbiano mal digerito che, l’epidemia non abbia attecchito al Sud, così come è accaduto per il quadrilatero ‘produttivo’. Botta e risposta a distanza, ma anche attraverso tweet. Una situazione che ha prodotto non poche polemiche.

Al punto da rinnovare dualismo che ha visto il Nord. Spesso, grazie a trasmissioni compiacenti, gli italiani hanno dovuto assistere a vergognosi teatrini. Non ultime le dichiarazioni rilasciate dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca non ha usato mezze misure, così come nel suo stile, dicendosi pronto a chiudere i «confini della Campania» qualora si dovesse verificare una «corsa in avanti in regione dove sono ancora attivi i focolai di contagio». Il riferimento è sicuramente rivolto alle regioni del Nord, che spingevano per una riapertura totale.

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Immediata la risposta del governatore del Veneto Luca Zaia: «Voglio fare una appello: finitela di dire Nord contro Sud. Se il Sud dice di chiudere le frontiere è Sud contro Nord». Una risposta lanciata in diretta Facebook. Insomma, nel momento in cui, bisogna, far prevalere il senso di responsabilità, è invece prevalso un dualismo inaccettabile. Evidentemente, qualcuno non ha gradito o, meglio fa fatica ad accettare che al Sud si siano registrati gli stessi casi della sola Milano. Il capoluogo lombardo: culla della sanità, fiore all’occhiello del Paese. Purtroppo, nei fatti, si è dimostrata essere un castello di carta che si è accartocciato su se stesso. Ancora oggi la situazione resta particolarmente grave solo al Nord.

Certo non sta a noi, stabilire le responsabilità i fatti, ci raccontano una realtà diversa da come viene rappresentata nei vari talk show televisivi. Interventi tardivi, valutazioni sbagliate hanno fatto il resto. A distanza di un mese di quarantena e di una ferma applicazione delle regole imposte dai vari DPCM, oggi possiamo affermare con orgoglio che, al Sud la situazione è assolutamente sotto controllo: pochissimi casi in tutte le Regioni e, nonostante i dati confortanti, i cittadini restano blindati in casa e le attività commerciali chiuse fino al 4 maggio.

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Va detto che, il dualismo Sud – Nord, non si è mai sopito, senza necessariamente ripercorrere la storia, lo verifichiamo quasi a ritmo quotidiano, in questo periodo, tutte le reti televisive, nessuna esclusa, hanno sferrato un vero e proprio attacco mediatico al Sud. Capofila: Feltri, seguito a ruota da Mentana, Palombelli, Del Debbio, Le Iene, insomma per affossare gli straordinari risultati ottenuti, dalla Campania, sia in campo sanitario e della ricerca, ma anche dal senso di grande responsabilità dimostrato dai cittadini (inutili i tanti servizi televisivi farlocchi miseramente falliti), il Sud, vince e il Nord perde.

Questa epidemia è comunque servita a dimostrare che quella tra Sud e Nord è una convivenza arrivata al traguardo. Siamo divisi su tutto, ovvio che, questo non può essere tradotto in secessione o separazione, di certo su di una cosa siamo tutti d’accordo, nulla sarà più come prima, le divergenze emerse sono più che evidenti. Alla luce dei fatti, vanno riequilibrate alcune profonde disparità di trattamento, tra regioni del Sud e quelle del Nord.

E, a questo proposito che, a marzo 2018, partì da Napoli una campagna referendaria volta a promuovere un referendum consultivo per, l’autonomia e il rilancio del Mezzogiorno attraverso l’istituzione della Macroregione Autonoma del Sud. Una iniziativa promossa dai principali Movimenti Identitari di ispirazione Meridionalista e, da alcuni esponenti della politica regionale e nazionale ma, anche personalità del mondo del giornalismo, dell’impresa e del Terzo Settore. Non il frutto della rabbia del Mezzogiorno, ma il sacrosanto diritto di parità di trattamento, ma anche la consapevolezza di avere la necessaria attenzione ai propri interessi legittimi.

Il referendum promosso in Campania, è la risposta ai referendum promossi, proprio da quelle regioni che oggi attaccano la Campania, Lombardia e Veneto in prima fila. Il riferimento costituzionale infatti è lo stesso: l’articolo 116 della Costituzione «per ottenere dallo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia con le relative risorse». Ma la proposta articolata dal Comitato Promotore va oltre, richiamandosi anche all’articolo 117 della Costituzione che prevede la cooperazione rafforzata tra le regioni.

Sud e Nord«Secondo il nostro punto di vista, spiega Angrisano nel corso della Conferenza stampa di apertura – l’autonomia ha senso soltanto in una logica Macroregionale non solo per ragioni storiche ma anche in virtu’ di contingenze economiche e sociali. Il Mezzogiorno ha la necessità di muoversi come blocco unitario pur nelle sue differenze».

Secondo il Comitato, accanto all’istituzione della Macroregione Meridionale, è necessario anche costituire un’Agenzia per gli investimenti nel Sud, una zona economica speciale che comprenda l’intero Meridione «con i relativi benefici fiscali volti ad attrarre investimenti» e avviare una rinegoziazione dello status complessivo del Sud Italia in seno all’Unione europea nell’ambito della programmazione dei fondi 2021-2027. «Il Mezzogiorno non cerca nuove forme di politica assistenziale, così come vorrebbe far passare quella parte del Nord opulento. La macro regione del Sud, non è fine a se stessa, ma acquista valore contrattuale se, rientra in una operazione geopolitica nell’area del Mediterraneo. Divisi, si può.

Sergio Angrisano
direttore Napoli News Magazine Panorami

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