Per un attimo ieri a Montecitorio è sembrato di essere tornati a qualche mese fa, quando l’epidemia di Covid-19 non era ancora scoppiata e lo scontro politico era aspro e senza guantoni. E come allora anche adesso è l’Europa ad essere terreno di scontro e dividere gli schieramenti politici. Sotto accusa il Mes perché il giorno dopo il Consiglio europeo che ha sancito la sconfitta dell’Italia sul fronte degli eurobond e la novità, tutto da verificare, del fondo Recovery le ceneri della polemica sono tutt’altro che raffreddate.
E ad accendere le polveri Giorgia Meloni con un ordine del giorno al dl Cura Italia, che a proposito ieri è diventato legge, in cui chiedeva che il Mes non sia utilizzato a prescindere dalle condizionalità. Una trappola, secondo il deputato del M5S Emilio Carelli, un modo per opporsi alla ‘trappola per topi del Mes’, spiega Giorgia Meloni in Aula. Ma soprattutto un’occasione per i Cinquestelle di rivalsa rispetto agli alleati di governo del Pd che «non vi hanno concesso nemmeno una riformulazione, l’idea è che vogliano umiliarvi. Ho letto: non cadiamo nella trappola della Meloni: allora sono disponibile a ritirare la mia firma sull’ordine del giorno e mettere una di un deputato M5s. Abbiamo presentato un ordine del giorno su cui non c’è possibilità di giocare, o sì o no, Mi piacerebbe che questo Parlamento desse un segnale chiaro».
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Ma dall’orecchio del Mes, il M5S non sente
Una mano tesa che alla fine non sarà stretta dai deputati del M5S, ma la preoccupazione è tanta fino al voto che boccerà l’ordine del giorno. E il fatto che alla fine in sette deputati del M5S votino in difformità dalle indicazioni del gruppo dà il senso del disagio che si avverte all’interno del Movimento sul tema Mes. Infatti, anche se in mattinata a Radio Anch’io il capo politico Vito Crimi, il quale peraltro ha ottenuto una proroga al suo incarico ad oltre l’estate, aveva spiegato che «senza condizionalità vere, valuteremo il Mes», il Fondo Salva Stati rimane un tabù per i Cinquestelle.
Un nervo scoperto al punto che lo stesso Crimi a sera è costretto a ritornare a far sentire la sua voce, facendo trapelare sulle agenzie la sua analisi su quanto accaduto in Aula: «Chi decide di agire da solo pensando solo a sè, a ‘cosa diranno gli altri di me’, rema contro la squadra e indebolisce ciò che forse credeva di difendere». Azioni come quelle del voto in dissenso sul Mes continua Crimi nella sua riflessione «non possono essere più tollerate, sarebbe irrispettoso verso chi fa gioco di squadra».
Disagio di cui è a conoscenza anche il premier Conte il quale non a caso nel Def, approvato nella mattinata dal Consiglio dei ministri, mette nero su bianco: «L’azione del Governo sarà indirizzata all’introduzione di innovativi strumenti europei che possano assicurare una risposta adeguata della politica di bilancio alla luce della gravità della crisi e, al contempo, migliorare le prospettive di crescita di lungo termine e la sostenibilità delle finanze pubbliche dei Paesi membri». Nessun riferimento al Mes che per il momento rimane sullo sfondo ma mettere l’accento sugli strumenti innovativi che chiaramente rispondono al Recovery fund.
Su questo punto in Europa si cerca di trovare una quadra entro il 6 maggio, ma la strada è in salita perché i Paesi del Nord insistono sul principio dei prestiti e per rinviare il fondo al prossimo bilancio pluriennale, cioè il 2021, il che significa nell’immediato lasciare l’Italia da sola.
Anche se con tutte queste incognite da Forza Italia si continua ad avere fiducia in questo fondo, come spiega Silvio Berlusconi in un’intervista pubblicata oggi su Il Foglio: «La decisione al vertice di giovedì scorso di dare il via al Recovery Fund è molto importante, un passo sulla strada giusta anche se naturalmente bisognerà vederne la concreta realizzazione». Ma è sul Mes che la posizione di Forza Italia continua ad essere in controtendenza con quella di Salvini e Meloni, tanto che proprio sull’odg di Fratelli d’Italia gli azzurri non hanno preso parte al voto. E questo perché, spiega la capogruppo di Fi alla Camera Gelmini, «un eventuale nuovo Mes – che a quel punto potrebbe anche definirsi con un altro nome – che non preveda alcuna condizionalità per dare risorse ai Paesi Ue da investire per far fronte all’emergenza sanitaria, deve essere seriamente preso in considerazione. Leggeremo con attenzione e pagina per pagina, il diavolo si nasconde nei dettagli, la proposta di nuovo Mes che ci arriverà dell’Europa, e solo allora decideremo in modo serio e coscienzioso».
Mes a parte la maggioranza ora è alle prese con il Def. Giovedì dovrebbe essere approvato dal Parlamento insieme allo scostamento di bilancio, ma visto il clima di scontro non sarà una passeggiata. Nelle misure del Def evidente l’impatto della pandemia: «Il Pil è previsto in diminuzione nel 2020 dell’8 per cento e in ripresa nel 2021 del 4,7 per cento. Considerando la nuova richiesta di autorizzazione all’indebitamento approvata oggi, nonché gli effetti sui saldi di finanza pubblica del deterioramento dello scenario macroeconomico, il nuovo livello di deficit è fissato al 10,4 per cento del PIL nel 2020 e al 5,7 per cento nel 2021».
Numeri pesanti ai quali il governo punta a rispondere con l’ormai famoso decreto Aprile che stanzia 55 miliardi di euro e che spiega il ministro Gualtieri «impatterà sul deficit del 2021 in misura pari all’1,4 per cento del Pil». In questo decreto confluiranno anche misure per i trasporti, per il turismo, per la scuola e per la giustizia oltre ai 7 capitoli già previsti ‘Salute e sicurezza’, ‘Credito, liquidità e capitalizzazione delle imprese’, ‘Pagamenti della p.a’, ‘Lavoro e inclusione’, ‘ Enti territoriali’, ‘Fisco e ristori’, ‘Interventi mirati a favore dei settori più impattati dall’emergenza’. Infine, stavolta ci sarà più spazio per le modifiche richieste in Parlamento con una dote di 1 miliardo di euro. Ma vista la situazione al momento è difficile che ci sia attenzione per quelle dell’opposizione.
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