Malgieri: Lasciamo a Feltri le sue responsabilità, noi lavoriamo per Napoli capitale della Ricerca nel Mediterraneo

di Gennaro Malgieri
Sud Gennaro Malgieri Feltri
Gennaro Malgieri

Apriamo con l’intervento di Gennaro Malgieri, giornalista, saggista ed ex direttore del ‘Secolo d’Italia’, quella riflessione senza astio, che ci eravamo riproposti, all’indomani dell’ennesima intemerata di Vittorio Feltri contro i meridionali. Per provare a capire come mai il rapporto fra il Nord e il Sud di questo Paese, sia ancora così difficile.

Ma no che Feltri non è razzista. Non so come quelle parole che hanno provocato tanta indignazione – e dette così come le ha dette non potevano sortire altro effetto – gli siano uscite di bocca. Comunque intesserci su una discussione socio-culturale, persino antropologica, mi sembra del tutto esagerato. È probabile, come poi ha precisato l’«accusato», particolarmente incazzato per la situazione generale determinatasi, che lo «sfogo» gli sia uscito soprattutto constatando l’incapacità economica delle sue classi dirigenti meridionali.

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E su questo è difficile dargli torto anche se forse poteva esprimersi diversamente, ma ognuno ha il carattere che ha. Certo, avrebbe potuto e dovuto analizzare meglio e con più pacatezza, ma i talk show non sono delle accademie, né dei salotti. E così, per un pensiero dal sen fuggito, Vittorio si è trovato al centro di una polemica che il il conduttore della trasmissione non ha fatto nulla per smorzare, quando – conoscendo il suo interlocutore – avrebbe dovuto gettare acqua sul fuoco e prendere la provocazione per quella che era. Una provocazione bella e buona, appunto.

Poco più di un mese fa sul ‘Roma’ pubblicai una lunga recensione al libro di Feltri, Lirriverente. Gradì molto che il più antico quotidiano napoletano gli avesse dedicato tanto spazio. E mi rispose con un messaggio (che tengo per me) affettuosissimo e perfino commovente. Se le parole dell’altra sera gli fossero sgorgate dal cuore, certo non avrebbe gradito né il pezzo, né tantomeno il giornale.

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E, per essere più chiari, se ritenesse davvero quel che è ormai noto, decontestualizzato dall’ambito in cui è avvenuto, non avrebbe e non si vanterebbe delle amicizie coltivate e che coltiva con meridionali purissimi e non ‘rinnegati’, a cominciare da Paolo Isotta (del quale ha scritto cose stupende pochi giorni fa su ‘Libero’ a proposito di Verdi e Parigi), per continuare con Gennaro Sangiuliano (insieme hanno firmato due libri di successo), Giancristiano Desiderio (filosofo crociano) che assunse ragazzino proprio a ‘Libero’, Mattias Mainiero ancora dopo tanti anni columnist del suo giornale, fino al sottoscritto (sottratto in tempi difficili al ghetto politico-giornalistico e proposto come collaboratore dell’ “Europeo” prima ed editorialista dell’’Indipendente’ poi), senza dimenticare il suo vice-direttore al settimanale della Rizzoli, tanto tempo fa, il calabrese Salvatore Scarpino del quale vantava l’intelligenza e si fidava ciecamente. Meridionali.

Qual è il vero Feltri? Credo ce ne sia uno solo. E, per quanto le incazzature siano talvolta indomabili, si può perdonare senza scomodare impropri sinedri, chi nel suo ultimo libro scrive di Napoli: «Lì ho scoperto che la città partenopea è quella in cui è possibile vivere meglio rispetto al resto del mondo, ammesso che si abbiano due lire in tasca. Insomma, con pochi soldi nel capoluogo campano vivi da gran signore. Uscivo alla mattina (venne inviato dal ‘Corriere della sera’ a seguire il caso Tortora, n.d.r.) dal mio albergo, il Vesuvio, ubicato in pieno centro, raggiungevo la piazza e mi sedevo sulla seggiola del lustrascarpe, il quale con zelo e meticolosità mi lucidava le calzature, alla cui pulizia sono sempre stato attento. Nel momento in cui dal bar di fronte mi vedevano accomodato su quello che era il mio trono, subito mi veniva consegnato il caffè . Un caffè meraviglioso di cui ho nostalgia. Gustandolo davo un’occhiata ai giornali circondato dalle carinerie dei napoletani, che sono un popolo accogliente e sorridente. Ne conservo un bellissimo e tenero ricordo. Mi abituai a Napoli meglio che a Bergamo».

Vi sembrano parole di chi odia il Sud e la sua capitale e la sua gente?

Parole che non avrebbe dovuto pronunciare, siamo d’accordo. E forse un formale atto di scuse non guasterebbe. Ma qualcosa di più – sia pure in questi tempi terribili – credo si possa fare. Impossibilitati ad organizzare dibattiti e convegni, perché non si attiva una discussione seria sui giornali sullo stato di degrado del Mezzogiorno, sulle sue deficienze, sulla qualità della sua classe dirigente, sul tenore di vita non certo esaltante delle nostre nostre terre che sono tra le più belle del mondo, ma anche tra le più sfregiate da chi dovrebbe proteggerle?

Lasciamo a Feltri le sue responsabilità e condanniamo pure parole e toni, ma perché invece di arroccarci sempre sulla difensiva non cerchiamo di emanciparci da una condizione nella quale le intelligenze vengono costantemente umiliate ed i furbi si appropriano di ciò che non gli spetta. Tanto per dire: al Pascale e al Cotugno stanno facendo miracoli, Napoli potrebbe essere la capitale della ricerca nel Mediterraneo, il turismo e cultura giganteggerebbero se venissero messe in condizione di far prosperare ciò che pochi seminatori coltivano tra mille sacrifici.

E andiamo, immusoniamoci pure per sette o otto parole sghembe, censurabili quando si vuole, ma abbiamo visto di peggio fatto da meridionali contro la loro terra per scandalizzarci come stiamo facendo. Riflettiamo invece sul ruolo che il Mezzogiorno potrebbe avere nell’Europa mediterranea e coltiviamo la nostra identità che quotidianamente stravolgiamo commettendo delitti di cui non ci accorgiamo.

Gennaro Malgieri

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