‘Capolavoro’ di Conte: dice sì al Mes e incassa il no dall’Europa sugli eurobond

di Dario Caselli

Soltanto il 6 maggio la Commissione Ue discuterà del Recovery fund

Via libera al piano Bei, a Sure e Mes. E il Recovery fund? Ah sì, ne discuterà la Commissione europea alla quale spetterà presentare una proposta che tenga insieme il fondo e il bilancio pluriennale. Il tutto con comodità, il prossimo 6 maggio. Il tanto atteso Consiglio europeo regala all’Italia il Mes ma non gli eurobond e un impegno, molto vago sul piano delle date di attuazione, sul fondo per aiutare la ripresa.

Un pugno di mosche in mano, è questo quello che porta a casa il premier Giuseppe Conte che non a caso per commentare non ricorre alla solita conferenza stampa. Invece, un brevissimo messaggio social trasmesso, poi, in tv in cui annuncia che «tutti e 27 i Paesi hanno accettato di introdurre per reagire a questa crisi sanitaria, economica e sociale uno strumento innovativo, il Recovery fund, un fondo per la ripresa con titoli comuni europei che andrà a finanziare tutti i Paesi più colpiti tra cui l’Italia ma non solo l’Italia”. Ma soprattutto che «è passato anche il principio che il Recovery fund è uno strumento urgente e assolutamente necessario».

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Peccato che ascoltando le dichiarazioni dei capi di Stato degli altri Paesi europei la realtà sia ben diversa. Ad esempio, Emmanuel Macron che a margine del Consiglio europeo spiega: «C’è un consenso sulla necessità di una risposta rapida e forte. E’ un passo avanti, nessuno contesta che abbiamo bisogno di una risposta fra i 5 e i 10 punti del nostro Pil. Ci sono disaccordi che restano sui meccanismi, se si possa finanziare con dei prestiti o con dei trasferimenti reali».

E Angela Merkel che ha precisato che non si è stati ancora tutti d’accordo per ora su come finanziare il Recovery fund, «se con sussidi o prestiti», ma una cosa è chiara, e cioè che il fondo sarà collegato al prossimo bilancio europeo per i prossimi sette anni. Infine, l’olandese Mark Rutte per il quale «per gli aiuti a fondo perduto lo strumento giusto è il bilancio pluriennale dell’Ue, mentre guardo al Recovery fund come ad un sistema basato sui prestiti. Comunque siamo in una fase iniziale della discussione».

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Il Recovery fund legato al bilancio previsionale. Le prime risorse nel 2021

Ecco perché suonano quanto meno stonate le dichiarazioni di Conte e soprattutto la convinzione che ci saranno «titoli comuni europei» a finanziare il Recovery fund. Insomma, i problemi e le preoccupazioni della vigilia hanno trovato sinistra conferma e forse in un certo qual modo si va delineando lo scenario peggiore per l’Italia e che si sarebbe dovuto evitare a tutti i costi, e cioè quello di un fondo che fa riferimento non tanto all’attuale bilancio europeo ma a quello prossimo 2021-2027. Un’eventualità che significherebbe che le risorse saranno erogate a fine 2020 se non addirittura all’inizio del 2021.

Non è un caso se la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso della conferenza stampa oltre a spiegare che punta a presentare le nuove proposte per il bilancio pluriennale Ue 2021-2027 per «la seconda o la terza settimana di maggio», ha detto che è pronta a studiare «soluzioni ponte» per consentire al Recovery Fund di finanziare la ripresa prima del 2021. Quando con tutta probabilità la crisi avrà divorato i risparmi delle famiglie e gli investimenti delle imprese.

Critiche piovono dall’opposizione con Giorgia Meloni che dice: «Conte ha deciso di fare un messaggio di 3 minuti, questo chiarisce il fatto che Conte si vergogna dei risultati del Consiglio europeo, perché il Consiglio europeo è d’accordo su Mes e ci stanno spingendo verso questa trappola». Negativo il commento anche di Matteo Salvini che su Facebook scrive: «Approvato il Mes, una drammatica ipoteca sul futuro dell’Italia e dei nostri figli. Di tutto il resto, come il Recovery Fund, si parlerà solo più avanti, ma già si delinea una dipendenza perenne da Berlino e Bruxelles. Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge».

Secondo copione entusiasti gli esponenti della maggioranza che, come Conte, tacciono sul fatto che non c’è certezza sulle modalità di finanziamento e soprattutto che da giugno sarà attivo il MES. E così Paola Taverna parla che «Oggi vince l’Italia, si riscrive la storia» e Luigi Di Maio che ringrazia il «presidente Conte per l’ottimo lavoro svolto fino ad ora». Mentre dal Pd Nicola Zingaretti ammette che «Recovery fund era quello che volevamo, ora rinascita tocca a noi», e Matteo Renzi leader di Italia Viva ricorre a un’immagine sportiva per commentare: «Europeisti battono sovranisti 4 a 0. Quelli che dicevano no Mes oggi tornano a casa con le pive nel sacco». Peccato che tra quelli che dicevano no al MES c’erano anche i suoi alleati di governo del M5S.

Alle 10 il CdM e alla Camera si vota l’odg di FdI per dire no al Mes

Chiusa per ora la pratica europea, visto che forse se ne riparlerà il 6 maggio per quanto riguarda il Recovery fund, oggi alle 10 è previsto il Consiglio dei ministri per l’approvazione del Def e della richiesta di scostamento di bilancio al Parlamento. Il tutto in previsione del decreto Aprile che dopo riunioni e confronti accesi all’interno della maggioranza è arrivato alla cifra di 55 miliardi. Ma non è soltanto Palazzo Chigi da seguire oggi, perché in Aula alla Camera verso tarda mattinata sarà messo in votazione l’ordine del giorno presentato da Giorgia Meloni contro il Mes. Votando no all’ordine del giorno si aprirebbe di fatto al Mes, che nel M5S continua a dividere anche dopo il sì del Consiglio Ue a un Recovery Fund «urgente». Le polemiche sono assicurate.

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