Coronavirus, ‘Il Piave’ sfida ‘Bella ciao’. Per il 25 aprile è aperta la gara dai balconi di tutta Italia

di Dario Caselli

Per il prossimo 25 aprile non prendete impegni, anche perché con il lockdown sarà impossibile farlo. E quindi mettevi comodi in balcone, drizzate bene le orecchie, perché è in programma un suggestivo quanto bizzarro contest canoro tra ‘Bella ciao’ e ‘La canzone del Piave’ o meglio nota come ‘Il Piave’.

In epoca di Coronavirus siamo ormai abituati ad assistere alle esibizioni musicali dal balcone di casa. E’ iniziato tutto oltre un mese fa con l’inno di Mameli, fatto risuonare con l’intento di tirare su il morale dei tanti italiani costretti dal giorno alla notte a vivere tappati in casa. Poi sono arrivate tante altre canzoni, da Jovanotti a Pavarotti, da Mina a Celentano passando anche per Volare di Domenico Modugno. Ma quello che si prepara per il 25 aprile è davvero uno scontro particolare.

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Coronavirus 25 aprileAd accendere la contesa ieri il senatore di Fratelli d’Italia, nonché vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa che in una diretta Facebook insieme ad Edoardo Sylos Labini della rivista Cultura e Identità ha lanciato la proposta, che lui stesso ha precisato «rivolta a tutti, senza distinzioni politiche e culturali»: «Da quest’anno il 25 aprile diventi, anziché divisivo, giornata di concordia nazionale nella quale ricordare i caduti di tutte le guerre, senza esclusione alcuna. E in questa data si accomuni anche il ricordo di tutte le vittime del Coronavirus che speriamo cessino proprio in aprile. Sarebbe il modo migliore per ripartire in una Italia finalmente capace, dopo 75 anni da quel lontano 1945, di privilegiare ciò che ci unisce e che ci rende tutti orgogliosi di essere italiani».

In realtà la proposta arriva dopo che i balconi degli italiani erano stati ‘prenotati’ già dall’Anpi, che consapevole di non poter organizzare manifestazioni di piazza aveva lanciato l’iniziativa #iorestolibero. In sostanza «una grande convocazione a cittadine e cittadini per ritrovarci insieme a festeggiare il 25 aprile in una grande piazza virtuale», precisa sul suo sito l’Anpi, «per unirci tutti nell’unica lotta contro i tre nemici comuni: il Coronavirus, il riscaldamento del pianeta e le disuguaglianze socio-economiche». E così «il 25 aprile alle ore 15, l’ora in cui ogni anno parte a Milano il grande corteo nazionale, invitiamo tutti caldamente ad esporre dalle finestre, dai balconi il tricolore e ad intonare Bella ciao».

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Quindi se qualcuno pensava che, complice l’emergenza Coronavirus, questo 25 aprile sarebbe passato senza polemiche rimarrà deluso. E infatti l’iniziativa di La Russa ha subito sollevato polemiche e feroci critiche da sinistra, con Nicola Fratoianni di Leu che commenta: «Si rassegnino il 25 aprile ‘Bella Ciao’ risuonerà ancora più forte», mentre Angelo Bonelli dei Verdi parla di «proposta offensiva per le famiglie che hanno subito la perdita dei propri cari perché gli italiani sanno bene che la proposta di La Russa è strumentale oltre che indecente».

Però La Russa un merito ce l’ha già da adesso, un bel comunicato delle Sardine, sì proprio quelle che volevano risolvere la crisi del Mezzogiorno con i viaggi Erasmus Nord-Sud, che replicano: «Il 25 aprile è il giorno della memoria sulla liberazione dal nazifascismo. É la festa della resistenza con un inno, Bella ciao! Onorevole Ignazio La Russa basta con questi tentativi di revisione storica. Il Coronavirus non c’entra nulla con il 25 aprile».

Purtroppo però anche stavolta le Sardine hanno preso un abbaglio, certamente meno grave dei viaggi Erasmus, visto che Bella Ciao è assurta agli onori della festa del 25 aprile e della resistenza soltanto 20 anni dopo la fine della guerra. Senza dimenticare la testimonianza di Giorgio Bocca, partigiano e certamente più affidabile delle Sardine, il quale affermava di non aver mai sentito cantare questa canzone durante il periodo della guerra civile tra i partigiani.

Fin qui le dichiarazioni e le polemiche che purtroppo anticipano, accompagnano e seguono il 25 aprile. Resta però aperto il tema di una festa della Liberazione che non unisce l’Italia ma piuttosto divide il Paese. E forse sta qui la spiegazione della fragilità di questa Nazione, quando si è creduto che in quel 25 aprile del 1945 si potesse tirare una riga cancellando tutto ciò che c’era stato prima. E naturalmente uno Stato che non ha una storia condivisa a cui affidarsi e in alcuni casi aggrapparsi, come può affrontare le sfide che si porranno nel futuro.

Verrebbe quasi da chiedere perché si ha così tanta paura del Piave? Quella stessa paura che fino a poco tempo fa c’era per il tricolore e che ci ha obbligati a tenerlo serrato in un cassetto per quasi 50 anni. Paura perché sventolandolo si potesse di un colpo diventare fascisti o una minaccia alla democrazia. Oggi invece, e diciamolo fortunatamente, questo cassetto è stato aperto e il tricolore può essere sventolato senza problemi. E non siamo diventati né fascisti, né tantomeno antidemocratici. Auguriamoci che non debba passare qualche decennio per togliere dal cassetto pure la canzone del Piave.

Piuttosto chissà se coloro che vogliono imporre per il 25 aprile ‘Bella ciao’ dai balconi hanno mai visto i film di Don Camillo. Ebbene, in tutti e cinque i film non risuona mai Bella ciao. C’è invece ‘il Piave’. Ecco, questo forse vorrà significare qualcosa?

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