La stagione invernale 2020 nella regione di Wuhan (Hubei, Cina Centrale), dove il Coronavirus è scoppiato per la prima volta a dicembre e si è ampiamente diffuso tra gennaio e febbraio 2020, è stata straordinariamente simile a quella delle province del Nord Italia di Milano, Brescia e Bergamo, dove la pandemia, tra febbraio e marzo, è stata devastante. Ciò fa ipotizzare che il contagio sia più forte in presenza di temperature comprese tra i 4 e gli 11 gradi.
E’ una delle conclusioni che emergono dallo studio su condizioni meteo e Coronavirus del professor Nicola Scafetta del Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse dell’Università Federico II di Napoli, dove si individua una correlazione tra la diffusione del COVID-19 a livello mondiale e le condizioni meteo. Sono state prodotte specifiche cartine del mondo isotermiche, allo scopo di localizzare, mese per mese, le regioni del mondo con variazioni di temperatura simili tra loro. Da gennaio a marzo, la zona isotermica che va principalmente dalla Cina Centrale verso l’Iran, la Turchia, il bacino mediterraneo occidentale (Italia, Spagna e Francia), fino agli Stati Uniti d’America, coincide con le regioni geografiche più colpite dalla pandemia nello stesso arco di tempo.
Le previsioni dicono che in primavera, quando il clima diventerà caldo, la pandemia probabilmente peggiorerà nelle zone settentrionali (Regno Unito, Germania, Europa Orientale, Russia e Nord America), mentre migliorerà radicalmente nelle zone meridionali (Italia e Spagna). In ogni caso, in autunno, la pandemia potrebbe ritornare a colpire nuovamente le stesse zone. La Zona Tropicale e l’intero Emisfero Meridionale, tranne le zone più estreme, potrebbero scampare a una forte pandemia a causa del clima sufficientemente caldo durante l’intero anno. Gli stessi motivi meteorologici possono spiegare il perché l’Italia Meridionale, un po’ più calda, è stata meno colpita dell’Italia Settentrionale, che invece rientra nell’intervallo di temperatura meteorologica più critica.
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