Palazzo Chigi come il Grande Fratello e Conte nomina Meloni e Salvini

di Dario Caselli

I nominati di questa sera sono: Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Giuseppe Conte da un Palazzo Chigi che sembra assumere sempre di più le sembianze della casa del Grande Fratello piuttosto di quelle della sede del governo, nell’ennesima conferenza stampa che ormai assomiglia giorno dopo giorno al ‘confessionale’, sferra un durissimo attacco contro i leader dell’opposizione. Che poi sondaggi alla mano, con l’aggiunta dell’ottuagenario Berlusconi, rappresenterebbero la maggioranza nel Paese. Una cosa simile non si era mai vista e anche andando a sfogliare gli annali della Repubblica italiana non si ha memoria di un attacco in questo stile.

Nuovo dpcm allunga fino al 3 maggio il lockdown

«Questa volta, ha detto Conte, devo fare i nomi e i cognomi», perché «il Mes esiste dal 2012, non è stato approvato o attivato la scorsa notte, come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato, questa volta devo fare i nomi e i cognomi, da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Non è assolutamente così». Ecco la formula che in certo senso cambia anche il corso della storia di questa pandemia.

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Perché se fino ad ora si era cercato di mantenere un clima da concordia nazionale, di tenere bassi i toni in ossequio ad un Paese prostrato dalla pandemia, adesso si cambia registro. Rispondere colpo su colpo, utilizzando anche quelli più bassi perché in fin dei conti l’attacco nel corso di una conferenza stampa, convocata per annunciare e spiegare l’ennesimo Dpcm che prolunga le misure restrittive fino al 3 maggio, è una carognata.

Mentana: no uso personalistico della conferenza stampa

Lo pensano in molti e lo dice apertamente Enrico Mentana, il direttore di TgLa7, che certamente non può essere arruolato tra i sostenitori dei sovranisti. Senza giri di parole spiega: «Se avessimo saputo che Conte avrebbe fatto un uso personalistico della conferenza stampa attaccando l’opposizione non avremmo mandato in onda quella parte». Parole che esprimono il disagio che in molti, non ufficialmente, provano per quanto accaduto ieri sera.

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Ma Conte sembra fare suo il detto ‘in guerra e in amore tutto è lecito’, e quindi ha deciso di passare all’attacco anche perché la giornata di ieri lo aveva visto sotto un pesante bombardamento da parte dei quartier generali dell’opposizione, in particolare Fratelli d’Italia e Lega.

Il Corriere della Sera e il Recovery Fund: non c’è chiarezza sulle risorse

Oggetto degli attacchi l’esito dell’Eurogruppo che ha certificato da un alto la conferma del MES, con buona pace di Conte e della stessa maggioranza, e dall’altro l’assenza degli eurobond. Per la verità ci sarebbe il Recovery Fund ma i contorni di questo strumento rimangono molto confusi e comunque affidati alle scelte dei leader europei. Lo ha spiegato molto bene ieri Federico Fubini in un articolo sul Corriere della Sera indicando come il problema principale sono le risorse di questo Fondo.

In pratica potrebbe attingere già dal bilancio europeo di quest’anno, ma è molto probabile che ci si ritroverà nella stessa situazione dei bond europei, e cioè con l’aperta ostilità di Olanda e Germania. L’altra soluzione potrebbe essere di reperire le risorse al bilancio 2021-2027, ma questo significherebbe aspettare fino al prossimo anno con il rischio di ritrovarsi con le aziende in gran parte fallite o sul lastrico. Invece le imprese hanno bisogno subito di liquidità e sostegno per ripartire.

Gualtieri tornato a mani vuote dall’Eurogruppo

Tutto ciò spiega bene come Gualtieri in fin dei conti dall’Eurogruppo sia tornato a mani vuote e che nei fatti l’Italia più che lasciata sola sia stata solata. Naturalmente manna dal cielo per l’opposizione alla quale non è parso vero di mettere con le spalle al muro il governo. Complice anche l’atteggiamento che in queste settimane ha avuto la maggioranza. Decreti mai condivisi, tavoli di confronto inconcludenti e in un certo qual modo mortificanti, senza dimenticare la sceneggiata di giovedì scorso in Senato con un voto di fiducia su un testo presentato quando la discussione era terminata e si stava per votare.

Giorgia Meloni: governo umiliato. Matteo Salvini: promuovono il MES e preparano nuove tasse

Chiaro che l’occasione fosse ghiotta per l’opposizione. E quindi un fuoco di fila, da Giorgia Meloni che ha puntato il dito contro il governo «umiliato all’Eurogruppo, dice sì al MES» e chiedendo a Conte di «venire a riferire in Aula per spiegare cosa è successo»; fino a Matteo Salvini che ha accusato: «Con le dirette televisive promettono soldi (che non ci sono) e intanto promuovono il MES e preparano nuove tasse».

Finchè non è comparso Conte che nel mezzo della sua esposizione, quando aveva introdotto il tema del MES, ha sganciato la sua bomba. Peraltro, commettendo anche alcune imprecisioni clamorose: «Se il Mes è una trappola, chi ha confezionato questa trappola si assuma la responsabilità pubblica: nel 2012 c’era un governo di centrodestra e se non ricordo male la Meloni era ministro». Nel 2012 c’era al governo Monti e Giorgia Meloni non era più ministro.

Probabile Conte in Parlamento prima del Consiglio europeo del 23 aprile

Ora c’è da capire gli effetti e gli strascichi che questo attacco determinerà. E’ molto probabile che Conte sarà costretto ad andare in Parlamento. Il Consiglio europeo del 23 gli imporrà di fare un passaggio sia alla Camera e sia in Senato per riferire su quanto accadrà e c’è da giurarci che ci sarà grande bagarre. Ma molti guardano anche sul Colle più alto. E’ risaputo che a Mattarella non piaccia questa situazione e che in più occasioni si è speso personalmente per creare quel clima di unità nazionale che il momento drammatico impone.

Anche lui è sicuramente tra quelli che non ha gradito lo spettacolo andato in scena da Palazzo Chigi, ma sa anche bene che i tempi non consentono di avventurarsi in crisi di governo; così come i numeri risicati in Parlamento e un M5S, che rappresenta il partito con più rappresentanti in Parlamento, ormai in balia degli eventi rendono qualsiasi scenario improbabile. Una situazione che paradossalmente rafforza Conte. E lui questo lo sa benissimo al punto che può andare in ‘confessionale’ e nominare Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

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