Coronavirus, si studia la fase 2: riapertura graduale, prima le aziende poi i cittadini

di Redazione

«Massima prudenza, piccoli passi». Questa la raccomandazione che il Comitato tecnico scientifico ha affidato al premier Giuseppe Conte e ai ministri riuniti ieri in conference call per decidere i prossimi passi da compiere nell’emergenza Coronavirus. La scadenza all’orizzonte è quella del 13 aprile, la deadline è contenuta nel Dpcm che ha decretato il lockdown per il Paese. La decisione su cosa fare – prorogare le misure o allentarl e – è squisitamente politica e spetta al governo. Che deciderà ma avvalendosi del parere degli scienziati, che invitano alla gradualità e alla prudenza.

Coronavirus, per ultimi apriranno ristoranti, bar e pub

Ma soprattutto, come noto, la fase 2 arriverà per step. Prima si allungherà la lista Ateco con le aziende pronte a riaprire i battenti – il Mise è in prima linea in questa partita – poi pian piano toccherà alle altre attività produttive del Paese. In fondo alla lista ristoranti, bar e pub, dove si gioca gran parte della vita sociale degli italiani. Non a caso per i cittadini il ritorno alla normalità verrà solo poi. E anche qui un passo alla volta, mascherine sul volto e distanza di sicurezza a dividere ancora abbracci, chissà per quanto.

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Perché di date, alla riunione di ieri, non si è fatto parola, assicurano alcuni presenti. Ma la fase due, che non sarà «un liberi tutti», va delineata, studiandone le modalità. Che passano, ancora una volta, dagli scienziati, chiamati a ragionare anche sulla cosiddetta ‘patente d’immunità’, i test sierologici per verificare chi ha sviluppato anticorpi al Covid-19. Uno spiraglio per un ritorno a qualcosa che somigli, seppur lontanamente, alla normalità.

Setaro

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