Rallenta il dramma Coronavirus, ma la serrata resta. In Senato parte esame al ‘Cura Italia’

Meno decessi e meno ricoveri, si apre qualche spiraglio di speranza per l’emergenza Coronavirus

«Ci sono costantemente meno decessi e meno ricoverati in terapia intensiva, che sono quelli a maggiore rischio di morte da Coronavirus: il trend degli ultimi giorni ci fa ben sperare. Abbiamo rallentato il dramma di queste settimane». Si apre con le parole di speranza di Luca Richeldi, pneumologo e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della Saluta, una settimana nella quale si incroceranno tanti temi e questioni. E chissà se anche qualche nodo sarà sciolto.

Siamo ancora nel pieno dell’epidemia Coronavirus. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia

Senza dubbio ancora per il momento l’ipotesi, lanciata con forza da Matteo Renzi, di un cauto ritorno alla normalità rimane nel cassetto. Anche se i dati invitano a un cauto ottimismo,  come spiega il ministro della Salute, Roberto Speranza, «siamo ancora nel pieno dell’epidemia. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio ora». E l’altro ministro Francesco Boccia conferma che «le misure in scadenza il 3 aprile inevitabilmente saranno allungate». In realtà è possibile che dopo il periodo pasquale ci sarà qualche novità e qualche timido segnale di apertura. Ma come dicono gli esperti molto dipenderà dall’indice di contagio da Coronavirus se sarà sceso sotto 1, cioè un contagiato per singola persona.

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Definito tra Anci e governo lo schema di aiuti agli indigenti

Accanto alla questione sanitaria c’è quella politica con almeno due argomenti sul tavolo: le nuove misure economiche del governo a sostegno delle famiglie e degli indigenti e il decreto Aprile. Sul primo punto il dpcm che sabato sera il premier Conte e il ministro Gualtieri hanno annunciato in conferenza stampa, dopo un’intera domenica di confronto tra Anci e governo, sembra finalmente definito. Buoni spesa che potranno arrivare fino a 50 euro per nucleo familiare, pacchi di cibo consegnati dai volontari e donazioni dei privati. Aiuti che il governo rivolge verso quelle migliaia di italiani che per colpa dell’emergenza coronavirus non riescono più a fare la spesa. In effetti anche dalla stessa Anci non mancano le critiche visto che i fondi, 400 milioni per 8mila comuni, sembrano pochi.

Fratelli d’Italia: è il solito gioco delle tre carte

La Lega, a esempio parla di elemosina, Fratelli d’Italia richiama il gioco delle tre carte e anche FI considera i 400 milioni per i buoni spesa assolutamente insufficienti. Anzi la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, spiega che questo aiuto altro non è che «una bugia colossale: i 4,3 miliardi annunciati ieri sera non sono altro la liquidazione anticipata del Fondo di solidarietà comunale. Una cosa già fatta a marzo 2019, senza emergenza coronavirus. Nessun intervento straordinario: parliamo di soldi già dovuti, già presenti nei bilanci comunali e impegnati dai sindaci. Un irresponsabile gioco delle tre carte fatto sulla pelle di chi è in prima linea per dare risposte ai cittadini».

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Sul decreto Aprile si aspetta vertice Conte-Centrodestra

Sul fronte, invece, del decreto Aprile questa settimana servirà per continuare il lavoro iniziato venerdì scorso nel vertice opposizione e ministro D’Incà. Stavolta però la scena dovrebbe essere occupata dall’incontro tra il premier Conte e i leader del centrodestra (Salvini-Meloni-Tajani). Incontro che potrebbe già svolgersi in giornata. Certamente questo vertice servirà a capire il futuro del decreto ma anche la reale volontà delle parti di collaborare insieme alla stesura del provvedimento. E sempre in tema di decreto questa sarà anche la settimana delle prime votazioni in Senato degli oltre mille emendamenti al ‘Cura Italia’ all’esame della Commissione Bilancio. Un esame che chiaramente dipenderà molto dall’esito del vertice a 4.

Su eurobond l’Ue rischia la crisi

Infine, ma non ultimo l’Unione europea. Sabato Ursula Von der Leyen si era resa protagonista di un vero e proprio ‘stop and go’ di dichiarazioni sul tema eurobond affermando, prima, che erano soltanto «uno slogan» e che «la Commissione europea non ci sta lavorando» e, poi, facendo marcia indietro sostenendo che spetta all’Eurogruppo questa valutazione e che tutto sarà deciso nell’ambito «dei limiti stabiliti dal trattato». A parte il testacoda delle dichiarazioni è evidente che la situazione rimane ancora molto confusa, immagine di un’Ue sempre più spaccata e divisa tra falchi (i paesi del Nord Europa) che non vogliono accollarsi alcun aiuto extra, e le colombe (Italia, Spagna e Francia) che invece cercano strumenti condivisi per uscire dalla crisi economica prodotta dall’epidemia di Covid-19.

Una settimana che, quindi, si apre all’insegna della speranza ma anche dell’attesa per capire se la politica italiana e quella europea saranno in grado di trovare una strada comune per rispondere alla grave crisi economica che giorno dopo giorno si aggrava.

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