Lo giuro. La politica del governatore della Campania, Vincenzo De Luca mi riporta alla mente quella delle grandi star della politica anni ’60. Quelli che sapevano camuffare la propria capacità di «servirsi degli uomini, facendo loro intendere di servirli», che, secondo lo scrittore francese dell’ottocento Louis Dumuir, rappresenta il succo e la sostanza «dell’arte della politica». E lo fa così bene da riuscire a trasformare un’abile mossa da campagna elettorale (visto la vicinanza con le prossime elezioni regionali che senza il coronavirus si sarebbero svolte a maggio, ma sono slittate al prossimo autunno) in una dimostrazione d’impegno al servizio dei cittadini per il futuro del Paese.
Sicché, nel momento di estrema difficoltà, che l’Italia, la Campania e i cittadini stanno attraversando, ed in cui «È necessario oggi, un impegno unitario di tutte le componenti politiche e sociali. È prezioso il contributo di proposte e di idee che possono arrivarci da tutti. E, quindi, per dare a questo sforzo unitario rapidità e concretezza» ha anche provveduto a sollecitare gruppi politici, organizzazioni sociale, sindacali e imprenditoriali, ecc, a far «far pervenire entro la mattinata di lunedì agli Assessorati competenti, o all’Ufficio di Gabinetto della Presidenza, o alla Unità di Crisi regionale, documenti brevi e sintetici, con proprie proposte, in modo da sottoporli agli uffici per una verifica di operatività».
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E’ vero che bisogna far presto, ma non sarebbe stato meglio dare qualche giorno in più? E’, a parere del sottoscritto, proprio in questo brevissimo lasso di tempo a disposizione – da sabato 28 alla «mattinata di lunedì (non specifica di quale lunedì si tratti, ma è facile presumere che si tratti del 30) – di chi avrebbe idee e progetti da avanzare che dimostra tutta la strumentalità (fingere disponibilità ma non dare tempo per le risposte per poi scaricare sugli interpellati la responsabilità di non aver risposto) della richiesta-proposta del presidente ‘sceriffo’. Qualcuno gli spieghi che – soprattutto quando si vuole programmare il futuro dei cittadini – la troppa fretta è una cattiva consigliera, tant’è che come si dice a Napoli (e probabilmente anche a Salerno) «’A gatta, pe’ ghjì ‘e pressa facètte ‘e figlie cecàte». E a proposito, si ricordi anche che non è con la caccia ai like e ai consensi su fb, che si può aiutare la Campania a uscire dall’emergenza.