I sindacati in protesta contro le misure restrittive per l’emergenza Coronavirus giudicate troppo blande, troppe le fabbriche aperte dopo il decreto del premier Conte. «Al di fuori delle attività ritenute essenziali consentiremo solo lo svolgimento di lavoro in modalità smart working e consentiremo solo le attività produttive ritenute comunque rilevanti per la produzione nazionale. Misure severe, ne sono consapevole, ma non abbiamo alternative. Rallentiamo il motore produttivo del paese ma non lo fermiamo. Non è una decisione facile, ma si rende necessaria» affermò il premier nella conferenza stampa di sabato scorso. Propositi disattesi secondo le organizzazioni di categoria, i partiti di opposizione e buona parte di italiani.
«E’ essenziale oggi produrre un trattore o andare in fonderia?». Chiede Maurizio Landini, segretario della Cgil, nell’intervento a Omnibus in onda su La7. «Il tema è la salute e sicurezza delle persone, il virus si combatte attraverso il lavoro e chi lavora non deve correre rischi. Il governo ha annunciato che bisogna bloccare tutte le attività non essenziali».
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«E’ essenziale oggi produrre un trattore o andare in fonderia? Perché in questa fase fare attività che mettono a rischio la salute delle persone e non sono essenziali per combattere il virus? La responsabilità ora deve tenere conto di questa condizione che c’è tra le persone, di questa paura che c’è tra le persone. Investire oggi sul lavoro è il modo per guardare al futuro e poter dire dopo, a tutti, cosa facciamo. Noi – dice riferendosi alla posizione assunta dai sindacati – non lo facciamo per difendere un interesse di parte, lo facciamo per l’interesse di tutto il paese», dice.
Coronavirus, Landini: «Che senso ha produrre armi?»
«Quando siamo stati convocati, il governo ci ha detto quali sono le attività essenziali: sanità, agroalimentare, farmaceutica, servizi generali, telecomunicazioni, servizi postali. Tutte attività essenziali. Una produzione di camion, moto, trattori e tutto ciò che non corrisponde alla lotta al virus non è essenziale per una settimana o due. Se a una persona chiedi di lavorare per produrre mascherine o bombole di ossigeno, ci va e mette a rischio la propria salute. Ma mettere a rischio la salute per attività non essenziali è un errore clamoroso. Che senso ha andare a lavorare per produrre armi oggi?», si chiede ancora.
«C’è paura tra le persone, a questa paura dobbiamo rispondere in modo collettivo. Oggi viene prima la salute. Non è una questione sindacale ma di paese, se vogliamo farlo ripartire dobbiamo far sentire tutti coinvolti e non soli», ribadisce.
Al dibattito sulle misure per l’emergenza Coronavirus presenti tutte le associazioni di rappresentanza
In mattinata è previsto un nuovo confronto con il governo. «Sabato sera, il presidente del Consiglio ha invitato tutte le parti sociali, non solo i sindacati. C’erano tutte le attività e le associazioni di rappresentanza. Ci è stato detto che serve una stretta sulle attività produttive del paese per fermare il contagio. All’inizio erano compresi interi settori, poi domenica abbiamo visto che era aperto dalla siderurgia ai computer. ‘Se fate così, non escludiamo nessuna iniziativa’, abbiamo detto. Noi non vogliamo scioperare, vogliamo che tutti considerino la sicurezza delle persone un elemento centrale. Chiederemo al governo di tornare alla logica di sabato», conclude.
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