Una leggera brezza rendeva la nostra mattinata di lavoro meno pesante del solito. Le temperature estive infatti, sono sempre le più ardue da sopportare quando si lavora all’aperto. Lungo i vialetti stretti del Cimitero Monumentale di Napoli, eravamo impegnati in un sopralluogo per questioni legate alla manutenzione degli impianti elettrici e, in particolare quel giorno, eravamo alle prese con l’area a ridosso del cosiddetto Quadrato degli Uomini Illustri. Nella vita, a volte, accadono eventi che non si possono classificare, «frutto del caso» – direbbe qualcuno – «segno del destino» – suggerirebbe qualcun altro – certamente, si è trattato di un fatto insolito. Nel corso del nostro lavoro, lungo i vialetti del Monumentale, ci siamo imbattuti – quasi per richiamo ultraterreno – nell’ultima dimora di un personaggio sconosciuto, la cui tomba – nelle sue fattezze e nei bassorilievi che l’adornano – raccontava storie molto complesse. È la tomba di Paolo Anania de Luca, una delle figure più straordinarie della storia del nostro Paese.
Paolo Anania de Luca, una vita trascorsa fra l’amor di patria e la scienza
Indice Articolo
Nato a Montefusco Irpino nel 1778, dedicò gran parte della propria vita a due passioni intime: l’amore per la Patria – manifestata attraverso la sua attiva partecipazione alle vicende della Repubblica Partenopea – e per la Scienza, la fisica in particolare, che lo ha restituito alla storia come una delle menti più importanti dell’umanità.
Ecco cosa ha scritto di lui Antonio di Nunno, giornalista ed ex sindaco di Avellino, nel suo lavoro ‘De Luca, il patriota-scienziato che onorò l’Irpinia’:
«Aveva seguito – sulle orme del fratello Pirro Giovanni – il gruppo di studiosi guidato da Mario Pagano, il “maestro” che scrisse la costituzione della Repubblica partenopea. Appena ventunenne creò in Irpinia una milizia locale a sostegno della Repubblica. Il naufragio del “sogno francese” ed il ritorno di re Ferdinando sul trono di Napoli, portarono all’arresto sia di Paolo Anania De Luca che di suo fratello Pirro Giovanni. Paolo finì nel carcere di Ventotene, dove subì freddo, fame ed umiliazioni. Da Ventotene, dopo una drammatica traversata a rischio naufragio, fu trasferito proprio nel carcere della sua Montefusco, dove era rinchiuso in condizioni penose, col fratello Pirro Giovanni, ormai morente.
Il trattato di pace di Firenze firmato da Napoleone e da Ferdinando IV, nel marzo 1801, costrinsero i borbonici a mitigare la loro politica reazionaria e a concedere un’ampia amnistia. Fu così che Paolo Anania De Luca assieme a tanti detenuti politici, fu rimesso in libertà.
Fu tempo dopo eletto, per la circoscrizione avellinese, deputato del Parlamento napoletano. Elezione avvenuta al primo turno nell’aprile del 1848. Sofferenze, lutti, privazioni, confische dei beni di famiglia non piegarono mai Paolo Anania De Luca che, ammalato e non vedente, all’età di settant’anni, partecipò al nuovo tentativo di fare un mondo migliore oltre che un’Italia unita e nuova, ma il fallimento dei moti del 1848 non lo indusse alla rassegnazione. Fu anzi, anche in quella circostanza, protagonista: firmò l’ordine del giorno di indignazione contro Ferdinando II, che aveva fatto prendere a cannonate e poi fatto assediare dalla folla, l’appena eletto Parlamento. Per questo fu aggredito e percosso in via Monteoliveto. Paolo De Luca fu allora destituito, così come suo nipote Pietro Giovanni, figlio del fratello morto in prigione ed esiliato a Tunisi. Da qui passò a Malta, dove si imbarcò su una nave inglese, dove – essendo poliglotta – insegnava lingue straniere a giovani allievi. Il naufragio della ‘Columbine’ lo portò a tentare di salvarsi a nuoto. Scaraventato sugli scogli morì con il cranio fracassato.
L’Università di Modena si scusò con “l’uomo venuto dal Sud”, per averlo criticato
A Napoli, Paolo Anania de Luca, si dedicò all’altra grande passione della sua vita: la scienza in genere e la fisica in particolare. Studiò un modo per utilizzare il caleidoscopio nell’attività artigianale ed operaia e studiando l’acustica, inventò il tonometro, strumento capace di rilevare le tonalità e le distanze dei suoni. Così come inventò un particolare tipo di scandaglio, che consentiva di rilevare le profondità degli abissi a quote allora impensabili (stiamo parlando di innovazioni della prima metà dell’Ottocento).
Per queste sue scoperte, ebbe riconoscimenti e menzioni da università e governi di tutto il mondo. Se l’università di Modena riconobbe pubblicamente di aver sbagliato, nel criticare alcuni studi del De Luca, università e stampa inglesi lo riempirono di riconoscimenti, che oggi considereremmo dei premi Nobel. Significativi inoltre gli inviti a varcare l’Atlantico che gli rivolsero il governo di Washington e quello del Brasile. Il regno appena nato gli conferì per il tramite del ministro dell’Istruzione, il suo conterraneo Francesco De Sanctis, componente del gabinetto Cavour (nel 1861), la nomina a presidente e docente onorario per i suoi alti meriti scientifici presso l’università Federico II di Napoli. De Luca, con una lettera al rettore dell’ateneo, ringraziò il governo e l’università di Napoli per il «tardo onore» che gli facevano, ma disse di non essere fisicamente in grado di sostenere l’insegnamento e, in segno di riconoscimento per l’onore ricevuto, consegnò ai laboratori di fisica dell’università i suoi strumenti, i suoi modellini, le sue invenzioni. Quando morì all’età di 86 anni il 26 gennaio del 1864, gli resero omaggio a Napoli politici, patrioti, scienziati e semplici cittadini».
Le attrezzature di Paolo Anania de Luca donate al dipartimento di Fisica dell’Università di Napoli
Questo breve estratto è estremamente interessante, soprattutto nella parte in cui si narra delle attrezzature utilizzate per i suoi studi e ricerche, rilasciate al Dipartimento di Fisica dell’Università di Napoli. Parte di questi oggetti, sono scolpiti nel marmo che impreziosisce la sua tomba e, proprio partendo da essa, ci siamo messi alla ricerca dei preziosi manufatti, ormai dimenticati. Dopo alcuni mesi dal quel giorno, siamo andati in visita presso il Museo di Fisica dell’Università, al civico 8 di via Mezzocannone a Napoli e, con nostra grande sorpresa, abbiamo ritrovato alcuni degli oggetti perduti a Paolo Anania de Luca, catalogati con numeri anonimi a mai attribuiti all’illustre scienziato irpino. Con l’Associazione For Afterlife e con l’ausilio del giornale ilSud24, abbiamo intenzione di avviare un percorso finalizzato alla riscoperta di questo straordinario personaggio, con l’obbiettivo – prioritario – di avviare un crow-funding per salvare la sua tomba che necessità di urgenti interventi di manutenzione. Dalle colonne di questo giornale, lanciamo un messaggio di richiamo e di risveglio delle coscienze, per restituire dignità ai grande personaggi che hanno fatto la Storia del Sud e della Scienza.
Armando Mei
Rosario Angellotti