Gianni Lepre: «L’autonomia differenziata può aiutare il Sud a crescere»

L’esperto a «ilSud24»: «Ancora adesso in molte regioni non si riescono a spendere tutti i fondi che arrivano dall’europa e per il Sud rappresenta un enorme spreco di opportunità»

Giovanni Lepre, meglio noto come Gianni è nato al Borgo Orefici di Napoli 76 anni fa, consigliere per le PMI e il Made in Italy del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Commercialista e revisore contabile, consulente del lavoro è anche giornalista, scrittore nonché Cavaliere al merito della Repubblica; presidente del gruppo Lepre è esperto di PMI e del settore orafo; da diversi anni collabora come opinionista economico a varie televisioni e radio locali e Nazionali.

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Dottor Lepre, da economista e conosce approfonditamente tra gli altri, il settore dell’oreficeria; un comparto economico che purtroppo sta attraversando un periodo non facile; potrebbe analizzarci le cause di questo declino.

«L’oro è da sempre un bene rifugio, basta osservare come si è rivalutato negli ultimi 60 anni; ovviamente mi riferisco all’oro puro da investimento, quello che viene acquistato per il solo fatto che tende a rivalutarsi nel tempo ed è di facile monetizzazione. Diversa è invece la situazione per l’oreficeria da orornamento, qui le cose sono nettamente peggiorate, complice di questo declino le nuove tendenze di mercato. Prima l’oggetto d’oro era il regalo tipico delle grandi occasioni; battesimi, comunioni, promesse l’oggetto d’oro come regalo era d’obbligo; oggi invece le tendenze sono altre; spesso anziché sull’oro la scelta cade sui dispositivi elettronici come smartphone, tablet e smart-tv, questo almeno nelle grandi metropoli, mentre nelle provincie la tradizione dell’oro ancora continua per fortuna a mantenersi stabile».

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La carriera

Leggendo una sua intervista sono rimasto colpito dal suo percorso di uomo e di professionista; potrebbe dirci qualcosa di più

«Da oltre 70 anni sono nel settore orafo; da bambino, ancor prima di iniziare le scuole elementari e durante andavo a lavorare presso alcune botteghe orafe del Borgo Orefici a Napoli offrendo piccoli servizi come garzone. Già a cinque anni prima dell’inizio della scuola mi recavo in queste botteghe per apprendere “il mestiere”, ho poi deciso, grazie anche all’aiuto materiale e di sostegno morale del comm. Giovanni Bove, persona che all’epoca è stata determinante per la mia crescita, di continuare con gli studi pur mantenendo immutata la passione e l’interesse verso questo settore, infatti studiavo e lavoravo contemporaneamente».

Il bene rifugio

Come spiega l’impennata nelle quotazioni di questi ultimi anni

«Come ho già detto l’oro è un bene rifugio; il proprio valore tende a rivalutarsi nel lungo termine. Quando ho iniziato a muovere i primi passi, settant’anni fa, l’oro puro 24kt costava “solo” 500 lire al grammo praticamente i 26 centesimi attuali; oggi invece costa 70 euro al grammo, nel tempo quindi c’è stata una enorme rivalutazione, ma il grande botto è in tempi recenti dov’è passato dai 35 euro al grammo del 2019 agli oltre 70 euro di oggi. Le cause sono da ricercarsi certamente nell’instabilità degli ultimi anni; pandemia, guerre e crisi finanziaria hanno creato un clima di forte incertezza; sono proprio gli stati ad acquistare enormi quantità di oro essendo questo un bene rifugio. Maggiore è la domanda maggiormente il prezzo tenderà a salire, sono regole del mercato».

Lei ha appena parlato di bene rifugio; prima durante la crisi finanziaria del 2009 e poi anche durante la recente pandemia abbiamo visto enormi resse all’esterno dei così detti monte di pietà e della banche che offrivano prestiti su pegno; una tendenza che credevamo oramai scomparsa. Lei cosa ne pensa.

«Posso dirle che non solo erano affollatissimi i banchi pegno ma sono nate anche tantissime attività di compro oro. È stato proprio grazie a questa antichissima pratica che molte famiglie sono riuscite ad andare avanti con le proprie necessità durante questi anni di difficoltà; impegnando o vendendo il proprio tesoretto di famiglia hanno potuto resistere».

«Grazie alla propria facilità di monetizzazione con l’oro è possibile accedere a finanziamenti immediati garantiti proprio dagli oggetti che vengono offerti in “pegno”; oltretutto non possono esserci sorprese perché le quotazioni sono pubbliche quindi chi vende già sa quanto percepirà dalla vendita; in caso di prestito tanto maggiore è la quotazione dell’oro tanto maggiore sarà il finanziamento ottenibile, dopodiché alla scadenza sarà possibile rientrare in possesso dei proprio ricordi restituendo la cifra concordata; questa cosa non potrebbe mai avvenire con oggetti come il telefonino oppure il computer».

Visto questo enorme potenziale non sarebbe buona cosa incentivare questo tipo di investimento?

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«Se si sofferma su alcune pieghe dell’intervista noterà che mi trova d’accordo».

L’autonomia differenziata

Lo Stato centrale sta promuovendo l’autonomia differenziata delle Regioni. Sulla questione la classe politica si è spaccata; qual è il suo punto di vista

«Non sono contro l’autonomia differenziata; oggi la sinistra sta demonizzando la cosa quando poi in passato erano loro stessi favorevoli. Si vuole far credere che i gap tra le regioni sarebbero ancora più marcati, ma non è così; lo Stato riconosce alle regioni i Lep ovvero i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. Questi riguardano diritti civili e sociali che vanno tutelati».

«Ogni regione avrà un Lep minimo di prestazione al di sotto dei quali non possono andare, in caso si andasse in negativo lo Stato interverrebbe a garanzia. È giusto che ognuno si rimbocchi le maniche, ma non ci sono i presupposti perché le cose peggiorino anzi potrebbero solo migliorare. Ricordo anche che dal primo gennaio 2024 è istituita la Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno – che include tutte le regioni del Mezzogiorno, favorisce notevoli vantaggi fiscali alle imprese che ricadono in queste aree ed investono in lavoro e infrastrutture. Se i governi regionali lavorano come si deve si può solo migliorare. Ancora adesso in molte regioni non si riescono a spendere tutti i fondi che arrivano dall’europa; un’enorme spreco di opportunità».

Il governatore

Vincenzo De Luca ha fatto della questione una battaglia personale; questa cosa potrebbe sostenerlo nella competizione per il terzo mandato?

«Se non ricordo male qualche anno fa Vincenzo De Luca parlava in modo favorevole di autonomia differenziata al contrario di oggi; adesso il vento però sta cambiando. Purtroppo la sinistra vuole andare in contrasto con le scelte del governo a tutti i costi, sarebbe meglio incentivare il lavoro anziché favorire l’assistenzialismo. Sta passando il messaggio che restare a casa e prendere i sussidi è meglio che produrre, lavorare ed avere una vita di dignità».

Un tempo si parlava di stato provvidenza. Siamo tornati a quei tempi?

«Io non sono d’accordo su questa idea di stato. Eravamo la settima potenza mondiale grazie al lavoro; oggi invece la tendenza è lavorare meno perché si preferisce ricevere aiuti e sussidi. Sono favorevole ad assistere coloro che realmente non possono garantirsi il sostentamanto, come gli invalidi e anziani, ma chi sta bene in salute è giusto che si impegni a cercar lavoro e a mantenerselo; è doveroso dire che molti percettori di sussidio pubblico in realtà lavorano in nero; questo non è accettabile».

La crescita del Sud

Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio economico la crescita del PIL pro-capite meridionale è superiore a quello della media italiana; quali sono i fattori che hanno permesso questo «miracolo».

«Questa è la dimostrazione palese che quando ci diamo da fare sappiamo fare bene, produciamo e possiamo cavarcela con le nostre forze; questo virtuosismo ci rende indipendenti . Un grande sostegno sta arrivando dal turismo. Napoli ad esempio potrebbe vivere di turismo, ma bisogna risolvere le annose criticità delle infrastrutture e della mobilità, migliorarne la vivibilità, per non parlare della disoccupazione che è più alta della media nazionale; pensi che la disoccupazione giovanile è arrivata al 40% e addirittura al 60% quella femminile; nulla a che vedere con la media europea di gran lunga più bassa».

Chi più di lei può confermarcelo, il turismo allora è il vero «oro di Napoli»?

«A me piacciono gli aforismi e quindi direi di sì! Ed è proprio con un aforisma da me coniato per rafforzare il mio concetto di lavoro, dignità e sacrificio e pubblicato sulla quarta di copertina del mio libro autobiografico ed edito da Mondadori “Con il sole di Napoli negli occhi-Le radici di un sogno” che vorrei concludere questa mia intervista: “Ai giovani: siate costanti, impegnatevi, i traguardi si raggiungono con il sacrificio. Ma dopo averne raggiunto uno, pensate a raggiungerne un altro, poi un altro ancora…”».

Setaro

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